Maria Antonietta Coscioni: Luca mi disse che non voleva superare il limite stabilito per lui.

di Stefania Rossotti
[inline:1]Piergiorgio Welby, l’uomo malato di distrofia muscolare che ha recentemente rivendicato il suo diritto all’eutanasia, è copresidente dell’Associazione Luca Coscioni. Una carica che Welby divide con Maria Antonietta, moglie di Luca Coscioni, presidente della Rosa nel Pugno, morto il 20 febbraio scorso Maria Antonietta,Welby ha aperto un dibattito su un tema per il quale suo marito si è molto battuto: il diritto di scegliere. Non mi dica cosa ne pensa. Voglio sapere quello che prova. Welby chiede che venga fermata la macchina che lo fa respirare tenendolo in vita artificialmente. A quella stessa macchina Luca non ha voluto essere attaccato. Mesi prima di morire ha cominciato a maturare la sua decisione: in caso di apnea, non si sarebbe sottoposto alla tracheotomia che gli avrebbe concesso di respirare. E’ stata una decisione terribile, ma presa con grande lucidità e consapevolezza. Oggi penso a Piergiorgio, ma anche Mina, sua moglie. Credo di intuire, di sapere quello che prova di fronte alla decisione dell’uomo che ama. Io la scelta di Luca l’ho subita e accolta. Che cosa vuol dire? Vuol dire che ho cercato di accompagnarlo. Vivendo ogni istante con lui, dentro la scelta che aveva fatto. Non è vero che chi chiede l’eutanasia desidera la morte. No, io e Luca abbiamo fatto di tutto per allontanarla, abbiamo combattuto una battaglia per la vita che è durata fino al suo ultimo istante. L’ultimo respiro di Luca è stato quello di un uomo che desiderava disperatamente poterne avere un altro. E un altro ancora. E allora perché rinunciare alla tracheotomia che lo avrebbe tenuto in vita? Luca mi ha spiegato che non sapeva come avrebbe vissuto attaccato a un respiratore. Mi ha detto di non volere superare il limite che aveva stabilito per lui. Ho accolto la sua scelta come uno strazio. Adesso so che era quella giusta. Che cosa pensa della scelta di Piergiorgio Welby di aprire un dibattito sul suo caso? Vorrei che non si pensasse a lui come un caso. Ma come a un uomo che ha la sua storia. Che ha un suo percorso e che non pretende di stabilire criteri generali. E vorrei anche che la sua storia servisse a far conoscere qualcosa che non tutti sanno: non è vero che l’eutanasia è una scelta di solitudine. O almeno non è sempre vero. Piergiorgio è un uomo molto amato. Luca era un uomo molto amato.