Valdesi: diamo l’8 per mille alla ricerca sulle staminali.

di Marco Tosatti
Sinodo all’incontro di Torre Pellice confermate le posizioni sulla bioetica. Il Sinodo valdese, quasi al «giro di boa» (si concluderà venerdì) ieri ha discusso principalmente di bioetica, ribadendo la totale libertà dei fedeli in questo campo che sta diventando una delle frontiere etiche e teologiche della nostra epoca.

«Le scelte etiche e bioetiche di ogni singolo credente si basano sulla propria coscienza e sul suo senso di responsabilità », ha affermato Monica Fabbri, biologa e membro della Commissione della Tavola valdese per i problemi etici. La cosiddetta «Commissione bioetica» della Tavola esiste da parecchi anni, ormai ed è composta da scienziati, ricercatori e teologi. «Il suo compito — ha affermato Fabbri – è quello di fornire strumenti di informazione e comprensione alle chiese in materie così complicate. Le conquiste della ricerca scientifica oggi vanno a toccare spesso sfere molto delicate ponendo inevitabilmente problemi di tipo etico e teologico».

Un atteggiamento che si traduce anche in scelte pratiche: già l’anno scorso una parte dell’8 per mille è stata destinata all’ Azienda ospedaliera universitaria di Bologna—Policlinico Sant’Orsola Malpighi, in favore della ricerca sulle cellule staminali. Un’iniziativa destinata a continuare. Ma qual è la valutazione dei lavori compiuta dalla moderatora, la pastora Maria Bonafede? «E’ un Sinodo costruttivo, con belle riflessioni sulla diaconia, sulla necessità di valorizzare il volontariato nella Chiesa, e di puntare molto sulla sensibilizzazione delle persone più giovani per dare una forma all’appello al servizio». I giovani come rispondono? Spiega Maria Bonafede: «Due anni abbiamo affrontato il problema della crisi, che per un verso condividiamo con il cristianesimo occidentale, una crisi che non è solo della Chiesa valdese, ma di tutte le Chiese del mondo occidentale. E cioè la difficoltà a coinvolgere i giovani nella vita attiva della Chiesa.

Questo non si risolve nel giro di due anni; ma visitando le chiese in Italia nel mio primo anno mi sembra che ci sia una sensibilità rinnovata». La molla, secondo la moderatora, «è un desiderio di trovare forme di testimonianza nuova, di valutare insieme come si riesce a essere chiesa con la presenza di confratelli che vengono dall’Africa, dall’Asia o dall’Europa dell’Est, che ci interpellano come comunità o addirittura come membri delle nostre chiese. Mi sembra anche questa presenza ci interroghi sul diritto di cittadinanza in tutti i sensi». E in effetti uno dei temi portanti è proprio quello della libertà religiosa, e dell’accoglienza. «Queste persone pongono alla comunità italiana la questione della loro cittadinanza, dei diritti, e dell’accoglienza; e anche la questione di una presa di coscienza da parte loro del vivere in Europa, con le speranze, ma anche la presa d’atto di regole di convivenza».

La Chiesa valdese ha sempre avuto una forte sensibilità politica e sociale. Qual è la sua frontiera politica attuale nell’Italia di oggi? Risponde Maria Bonafede:«La tematica delle nuove povertà, rendere vivibile la vita delle persone che la vedono chiusa davanti a sé. Da questo Sinodo vorrei che uscisse una speranza rinnovata, una Chiesa che sa dove vuole andare, che si pone obiettivi di predicazione,di servizio diaconale, di apertura alle domande che ci vengono dalla società civile. Una Chiesa che sappia orientare il proprio servizio, le proprie opere sociali». Il discorso torna sempre sulle «nuove povertà»: «Siamo una Chiesa piccola, possiamo fare quello che possiamo fare, ma crediamo sia fondamentale essere dove queste persone soffrono e vivono, e quindi dare delle risposte. E poi la pace».

E’ un tema che delicatissimo, proprio adesso che l’Italia sta per agire come forza di interposizione fra Libano e Israele. Questo argomento non è ancora stato toccato; anche se è probabile che l’opinione prevalente a Torre Pellice sia favorevole a questo ruolo. «Me lo auguro, ma non ne abbiamo parlato; penso che ne parleremo nei prossimi giorni. Il Sinodo non si è ancora espresso. Per noi l’obiettivo è una pace che sappia guardare la realtà senza schierarsi necessariamente da una parte o dall’altra; vogliamo cercare con forza di ribadire che la pace, che la capacità di comunicare, di mediare i conflitti, è una proposta che viene forte dall’Evangelo».