“Io malato di serie B. Mi vogliono morto”

di Grazia Franchini

Gino Barbolini, affetto da sclerosi laterale amiotrofica, si scaglia contro il giudice che gli ha negato ritenendola inutile una cura sperimentale del costo di 141 mila euro l’anno

La notizia si è sparsa in un baleno: lunedì il giudice Stanzani del tribunale di Modena ha respinto il ricorso di Gino Barbolini, il 65enne di Maranello da 4 anni affetto da sclerosi laterale amiotrofica (SLA), una malattia che colpisce l’apparato muscolare e per la quale non ci sono speranze di sopravvivenza. La gente ha colto con disappunto la sentenza di secondo grado, che tra l’altro è inappellabile.

La storia di Gino in questi giorni ha fatto il giro di mezz’Italia e tutti gli erano vicini e contavano che il ricorso non sarebbe stato respinto. Via Fogliani, a Maranello (la strada dove Gino abita e dove ogni giorno il figlio spinge la carrozzella per portarlo a fare qualche passeggiata) ieri brulicava di gente. È stato lo stesso Barbolini a chiamare a casa sua gli organi di informazione per far sentire dalla sua viva voce che cosa egli pensava del giudice Stanzani, per il quale ha avuto parole molto dure: “Sono stato trattato male in tribunale – ha affermato- . Mi sono sentito deriso e umiliato. Sembrava che in gioco non ci fosse la mia vita, ma che si parlasse di argomenti ameni. Ho visto il giudice che parlava sorridendo con chi gli stava accanto. La mia malattia è forse da beffeggiare? Non sono tanto irritato dunque contro la sentenza, ma contro l’insensibilità dimostrata nei miei confronti. Io non riesco a capire perché in alcuni tribunali l’IGF1 viene concesso. Ne sono esempi Santa Maria Capua Vetere, Termini Imerese, Vicenza e proprio oggi il giudice di Cosenza ha emesso una sentenza contraria a quella modenese, concedendo al paziente questo farmaco, che è l’unico che ci può dare qualche sollievo e allungare la vita. Dunque devo credere che io sono un malato di serie B e che mi vogliono morto”.

Tutto quanto è stato animosamente detto da Gino verrà inoltrato nelle prossime ore in una lettera al Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano. Pressioni, secondo la famiglia, verranno rivolte anche al Ministro della Sanità, Livia Turco. Sulla decisione sono d’accordo anche la moglie e i tre figli che ieri mattina erano presenti allo sfogo del padre.

Come il giudice Stanzani ha motivato la sua sentenza? Ha affermato che non ritiene che il farmaco possa essere di utilità. L’Usl di Modena non concede la medicina anche per l’elevato costo: 141 mila euro all’anno. “Ai soldi ci penseremo noi – interviene il vice presidente regionale di Codacons Fabio Galli, che coi familiari e il legale di Barbolini ha portato vanti la causa – . Noi non entriamo nel merito della sentenza e, preso atto che non c’è nessuna disponibilità dell’amministrazione ad aiutare Barbolini, daremo il via noi ad una sottoscrizione per pagare l’IGF1, sperando che il Ministro della Salute ci autorizzi ad usarlo. Nelle prossime ore apriremo un conto corrente presso un istituto bancario, di cui renderemo noto il numero”.

“Inoltre – conclude il vice presidente del Codacons – una fondazione modenese, di cui per ora non possiamo svelare il nome, ci ha promesso che ci aiuterà, mettendo a disposizione una cospicua somma per il nostro scopo. Non sono pochi 141 mila euro all’anno, ma siamo certi che la generosità della gente non verrà meno proprio di fronte ad una vicenda drammatica come questa”.

Per guardare il servizio di “Studio Aperto”del 18 Luglio 2006 clicca qui
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