Il centrismo nascosto dietro la polemica sulle staminali

di Filippo Gentiloni
E’ toccato, dunque, alle staminali il compito di riaprire il contenzioso fra le due sponde del Tevere. Un contenzioso che durante gli anni del governo Berlusconi sembrava finito, o, per lo meno, assopito. Il Vaticano era soddisfatto dei vantaggi e privilegi che il governo gli concedeva (tasse, scuola, insegnanti, ecc.) e che la vittoria nel referendum sulla procreazione assistita sembrava confermare e sancire.

Non mancavano le sconfitte (aumento dei matrimoni civili e delle unioni di fatto, rifiuto delle «radici cristiane» dell’Europa, ecc.), ma nell’insieme il bilancio poteva dirsi positivo per la Santa Sede: con la inevitabile conseguenza di un ulteriore spostamento a destra della stessa. La Santa Sede sempre più berlusconiana, mentre lo stesso non si poteva dire dei cattolici italiani. Sempre più divisi. Una opposizione interna sempre prudente, ma di giorno in giorno più esplicita, soprattutto sulle tragedie degli immigrati, dei poveri, dei diversi. Ora una svolta. Il tema non è nuovo: la questione delle cellule staminali e del loro possibile uso si collega direttamente con le famose battaglie contro il divorzio e soprattutto l’aborto: battaglie che il Vaticano perse clamorosamente e che ora vorrebbe vendicare.

Una battaglia perfettamente in linea con la mentalità e la cultura del nuovo papa per il quale si tratta di sintomi di quella malattia che starebbe rovinando il mondo e in particolare l’Europa, il relativismo. La questione delle staminali, dunque, dovrebbe consentire alla chiesa cattolica — meglio: ai suoi attuali vertici — il recupero di un protagonismo che sembrava perduto. Ma è proprio così? Se ne può, per lo meno, dubitare. Per parecchi motivi, piuttosto importanti. Prima di tutto perché l’esperienza dimostra che gli argomenti etici sono piuttosto deboli quando si scontrano con la salute. Il bene della salute, in genere, nello scontro con l’etica è vincitore. Non è un caso se sembra che il Vaticano stia addolcendo, soprattutto nelle diocesi africane, la sua opposizione ai contraccettivi che possono combattere l’Aids.

Un altro motivo di debolezza deriva dallo statuto stesso dell’embrione. Quando ha inizio la vera vita umana? La stessa tradizione cattolica è incerta (perfino il principe dei teologi, San Tommaso). Incertezze che l’attuale impegno non riesce facilmente a far dimenticare. E di fronte alla rigidità vaticana sull’embrione non è difficile mettere a confronto le incertezze nei confronti delle guerre, delle miserie e povertà, delle disuguaglianze sociali.

Due pesi e due misure? Si può aggiungere un interrogativo sulla politica italiana. Oggi i cattolici — anche quelli doc — si trovano sia a destra che a sinistra. Che il Vaticano voglia favorire la loro unione o, per lo meno, il loro riavvicinamento? Nostalgia di quel «centro» più o meno democristiano che aveva dato alla chiesa italiana una stagione felice? Che la questione delle cellule staminali possa servire a ripristinare quell’epoca che non pochi rimpiangono, sia sinistra che a destra?