EMBRIONI, FACCIAMO CHIAREZZA

di Roberta Tatafiore
Lunedì mattina il premier e il ministro per l’Università e la Ricerca saranno a Strasburgo, ma solo Prodi voterà assieme ai colleghi presidenti del consiglio europeo per confermare o meno il voto del parlamento Ue del 15 giugno scorso favorevole, per 19 voti, al finanziamento della ricerca sperimentale che utilizza gli embrioni.

Mussi, artefice del ribaltamento della posizione italiana in seno all’Unione Europea dopo che il governo Berlusconi si era posizionato tra i paesi membri contrari ai finanziamenti, avrà in tasca la mozione dell’Unione nostrana, la quale ha ricevuto il voto anche dei “cattolici per la vita” di centrosinistra. Governo che vai, usanze che trovi.
Un colpo non da poco è stato inferto alla legge sulla fecondazione assistita confermata dall’esito referendario.

Chi scrive, in buona compagnia di Gianfranco Fini e di Stefania Prestigiacomo, aveva votato per l’abrogazione della legge 40 proprio perché limitativa della liberta di ricerca scientifica. Eppure non si rallegra. Vorrebbe che sulle questioni bioetiche la politica uscisse dall’ingannevole gioco tattico per aggirare il cuore dell’ostacolo. Come è avvenuto anche nel recente con sesso dell’associazione Luca Coscioni, laddove sono state passate in rassegna, con eccellente competenza tecnica, le possibilità di svuotare il dettato della legge 40 per cambiare gradualmente le cose, sicuri di eludere in tal modo lo scontro sui principi pro o contro “la vita”.

Ma cosi non si comprende, non si accetta, che il senso comune e cambiato proprio rispetto alle questioni della vita e della morte. L’embrione fa problema anche a chi non lo considera un problema. Allora bisogna inventare qualcosa per uscire da uno stallo ingovernabile. Nella settimana scorsa, in Usa, senato e congresso hanno votato a favore della rimozione del divieto di finanziamento pubblico alle ricerche sulle staminali embrionali posto da George W. Bush nel 2001. Madrina spirituale dell’iniziativa, nata in casa repubblicana, era niente meno che Nancy Reagan. Il presidente Bush ha posto il veto. Il voto federale è stato annullato e la lotta continua. Ma trasparente e senza inficiare la prosecuzione delle ricerche suddette nelle strutture finanziate dai privati, fiorenti soprattutto in California.

In Europa, invece, per il piatto di lenticchie dei soldi pubblici si concentra nello Stato (anzi, nel Superstato) uno scontro tra principi e interessi che appare senza sbocco. Vero è che i paesi d’Europa del piatto di lenticchie hanno bisogno poco avvezzi come sono alla vera liberta economica. L’Italia, poi, non conosce la parola “privato” nella ricerca biomedica. Ma non è arretratezza politica tutto questo?