La Binetti: addolorata, pago la mia inesperienza

«Non mi pento ma provo amarezza per gli attacchi di Giovanardi e degli amici di Scienza e vita» Paola Binetti passeggia su e giù davanti al palazzo del Senato. Jeans color cachi, maglietta nera, mocassini, lo sguardo triste, molto triste, neppure un filo di rabbia. Dice di aver dormito tranquilla e chissà se è vero. Sorride solo nel rispondere alle telefonate di solidarietà che intasano il suo cellulare: «Grazie Mimmo, che vuoi che ti dica, incasseremo».

«Federica, sei una gioia, non sai quanto sostegno mi sia necessario» . Un senatore la rincuora: «La vita politica è faticosa ma il tempo rende ragione delle nostre ragioni». Si rasserena un po’ quando scorre la dichiarazione di Luca Volontè: «Ma che carino, è un vero amico». La giornata è cominciata in modo pessimo, con la lettura dei giornali. Il duro attacco dell’Osservatore Romano, il bis dell’Avvenire, Scienza e vita che rincara la dose. Non è bastato, per prevenire nuovi attacchi, l’articolo di chiarimento scritto di suo pugno su Europa.

Senatrice, un momento difficile?

«Molto difficile, ho fatto i conti con i miei limiti. Ho sessant’anni, ma sono al debutto nella politica, ho pagato la mia inesperienza, ho commesso un errore perché devo ancora imparare molto in questo mestiere”.

Riconosce un errore nell’aver formulato quella risoluzione che non spranga la porta alle ricerche sull’ embrione?

«No, no di certo. Quella risoluzione e un grande successo perché ha ricompattato l’Unione attorno a un obiettivo condiviso: la tutela della vita, il valore della vita come bene indisponibile. Il cuore del documento è l’incipit dove si afferma che l’embrione non deve essere distrutto. Se tornassi indietro non cambierei i contenuti, probabilmente però cercherei una maggiore attenzione nel formularli, nel trovare le parole per prevenire l’equivoco. Certo, per noi della Margherita sarebbe stato più facile una formula semplice e chiara di cui nessuno avrebbe dubitato, ma il nostro desiderio era cercare di essere capiti anche da chi sarà nostro compagno di strada per cinque anni, Abbiamo dovuto tener conto della sensibilità delle altre forze. Non è qui l’errore».

E allora cosa si rimprovera, dov’è lo sbaglio?

«Non essere stata capace di farmi capire dai cattolici di ambedue gli schieramenti, non aver dialogato meglio e di più con loro, trasversalmente. Ho dato per scontato che avrebbero capito e, invece, avrei dovuto prestare molta più attenzione alla sensibilità dei miei».
Si colpevolizza?

«No, da neuropsichiatra, per metodo, sto solo cercando di analizzare il senso degli eventi. Non contrattacco, non mi azzardo a dire nulla contro la Chiesa, no di certo. Accolgo anzi le critiche dell’Osservatore chiedendomi cosa di ciò che avrebbe dovuto apparire chiaro è stato frainteso. Non ho mai pensato neppure per una frazione di secondo di abdicare ai miei principi, di piegarmi a logiche di opportunismo, come sostiene l’Avvenire. Non sono stata vigliacca. Ma quello che per me, per Emanuela Baio Dossi, Luigi Bobba o Albertina Soliani, è evidente, non lo è per chi non ha partecipato al dibattito con il resto della sinistra dall’interno» .

Da chi si è sentita tradita, da chi non si sarebbe mai aspettata le bordate?

«Dagli amici della Casa delle libertà , Giovanardi in particolare, che mi ha dato della voltagabbana, da Pedrizzi, dagli amici di Scienza e vita come Dallapiccola. Ma non serbo rancore, non rimando le accuse. Il tempo ricucirà lo strappo con i cattolici, se Dio vuole. Spero ci sarà tempo per spiegare meglio. Non ho mai alzato steccati nella mia vita, figuriamoci adesso, Io resto fedele ai valori cristiani e soffro nel non averli espressi chiaramente».

Molta amarezza, vero?

«Altro che amarezza, dolore. Non sono stata capita e non ho capito le ansie altrui. Lei ha una figlia, immagina quanto soffrirebbe nel non riuscire a farle comprendere certe ragioni? ».

In compenso ha ricevuto solidarietà da chi non se la sarebbe aspettata, come Rina Gagliardi che ha apprezzato la sua coerenza…

«…e anche da Andrea Ranieri. Sa che mi ha detto mentre lavoravamo sulla risoluzione? Che si sentiva quasi come un evangelizzato».

E ora?

«Lunedì a Bruxelles si voterà il VII programma quadro sulla ricerca, Abbiamo piena fiducia nel ministro Mussi. Sono certa che esprimerà alI’ Ue quello che ha promesso in Sena~ o e non quello che si augura la Fondazione Luca Coscioni. Sono poi convinta che in Italia mai e poi mai si toccherà l’embrione»