Cresce anche nel governo il fronte di chi vuole dimenticare il referendum

di Francesco De Remigis
Il ministro Fabio Mussi, titolare del dicastero per l’Università, lunedì a Bruxelles, valorizzerà solo la ricerca “sulle cellule staminali adulte, comprese le cordonali”.

Però, placati gli entusiasmi di una parte di Palazzo Madama, quella dei senatori dell’Unione che con il voto di mercoledì hanno impegnato il governo a sostenere sotto il profilo finanziario “ricerche che non implichino la distruzione di embrioni”, resta ancora da chiarire come si comporterà di fronte alla richiesta di finanziamento della ricerca sugli embrioni sovrannumerari. Secondo Marco Cappato, infatti, la mozione elaborata dal centrosinistra “permette di negoziare una posizione più vicina e simile a quella del Parlamento europeo”.

Una posizione che invece autorizza fondi per finanziare ricerche sull’embrione umano (che così facendo verrebbe inevitabilmente distrutto) andando dunque molto oltre i distinguo della mozione dell’Unione. Il segretario dell’associazione Luca Coscioni ieri era impegnato nel Consiglio generale, dov’era in programma anche un intervento del ministro Mussi che, secondo i più speranzosi, avrebbe dovuto aggiungere qualche parola nella direzione auspicata da Cappato.

Il ministro, però, ha deciso di dare forfait: “Forse recupererà domani”, hanno fatto sapere dal suo staff. Il voto al Senato di mercoledì ha suggellato l’accordo tra i partiti dell’Unione, ma più che un’intesa della maggioranza, secondo il ministro del Commercio internazionale, Emma Bonino, il documento del centrosinistra è “soltanto un compromesso che allargherà l’orizzonte della discussione a un altro traguardo” e che dunque lascia “senza entusiasmi”. Il motivo viene da quell’ampio margine di ambiguità contenuto nella mozione, secondo cui, per la senatrice non senatrice radicale, Rita Bernardini, “autorizziamo di fatto la ricerca sugli embrioni negli altri paesi e non in Italia”.

Dunque gli esponenti della Cdl che mercoledì avevano intravisto in quel voto, se non un primo passo verso la cancellazione della legge 40 (che vieta ogni sperimentazione sull’embrione), almeno un’ampia modifica, forse non avevano tutti i torti. Marco Cappato lo ha spiegato con chiarezza: “Puntiamo alla cancellazione della legge 40”. Il segretario dei Ds, Piero Fassino, sull’Unità di ieri invece aveva proposto solo alcune modifiche. Il ministro Bonino è per una vigorosa riforma, al Foglio spiega che “la ricerca sugli embrioni non è l’uccisione della vita umana”. Così quella che ieri doveva essere una festa per i vincitori di Palazzo Madama si sta trasformando sempre più in una lama a doppio taglio per l’Unione.

Non sono bastati neppure gli entusiasmi del presidente dei senatori di Rifondazione, Giovanni Russo Spena, che mercoledì aveva parlato di un “risultato politicamente rilevante”, poiché un’altra esponente del suo partito, Elettra Deiana, ieri sul testo che Mussi porterà a Bruxelles ha espresso decisamente un’altra opinione: “La mozione approvata mercoledì non rappresenta neppure la migliore approssimazione di quelle che sono le nostre aspirazioni”. Il dibattito riguarda anche un altro importante ministero, quello della Salute di Livia Turco. Il ministro finora è rimasto cauto nelle sue uscite pubbliche, ma ieri, al convegno dell’associazione Coscioni, c’era il suo braccio destro, Maura Cossutta: “Parlo a nome del ministro – ha detto al microfono – che ha affidato a me le linee guida della legge 40”.

“Il Parlamento ha una sua autonomia – ha spiegato l’esponente comunista – ma si è aperto un percorso che ci porterà a settembre con le idee più chiare e a fine anno faremo il punto”. Il ministro Mussi si era messo al riparo spiegando in Senato che “quando una legge è stata approvata, va rispettata”. Ieri, però, non l’ha ribadito a chi l’aspettava a piazza Montecitorio.