A Terni nasce la banca alle staminali adulte.

di Andrea Lavazza
Si inaugura oggi il laboratorio diretto da Angelo Vescovi: produrrà cellule cerebrali umane, tratte da feti abortiti naturalmente, pronte per il trapianto in soggetti colpiti da malattie neurodegenerative. La cura di Alzheimer e Parkinson passa anche di qui.

Il mesto declino del «grande comunicatore» Ronald Reagan, ridotto dalla malattia l’ombra del presidente energico e indomabile, è una delle «istantanee» più note dell’ Alzheimer. Oggi, nel mondo, si ammala una persona ogni 7 secondi; i nuovi casi sono 4,6 mii ioni l’anno, per un totale di 24,3 milioni di pazienti (500mila solo in Italia) destinati a raddoppiare ogni 20 anni. E la straordinaria testimonianza di sofferenza offerta per il mondo da Giovanni Paolo Il veniva dalla lotta con il progredire del morbo di Parkinson, che l’aveva aggredito negli ultimi anni di pontificato.

Ma, tra le malattie neurodegenerative, altre hanno decorso più veloce e più frequentemente letale, dalla sclerosi laterale amiotrofica (SLA), alla sclerosi multipla (SM), fino alla Corea di Huntinghton, per citarne solo alcune. Contro tali patologie, sia per alleviarne i sintomi, sia per cercarne una cura risolutiva, sono già in corso esperimenti di terapie di trapianto cellulare. E le cellule non devono derivare da staminali embrionali umane, come spesso si sostiene. Dal 1999, sono state messe a disposizione cellule staminali cerebrali derivate da aborti spontanei. Esse possono venire moltiplicate in vitro per anni, di modo che da un singolo feto si è in grado di ottenere materiale biologico sufficiente per il trapianto in migliaia di pazienti.

Questi i dati di fatto scientifici, spesso ignorati nel dibattito pubblico che ha accompagnato il varo della legge 40 e il referendum sulla procreazione assistita. Il divieto dell’uso di embrioni a scopo di ricerca non limita quindi le possibilità di esplorare le frontiere della cura per il cervello. «La cosa più grave è che anche parte della comunità dei ricercatori ignora le opportunità date dalle staminali somatiche — spiega il biologo Angelo Vescovi, che stamattina inaugurerà a Terni la Banca di Cellule Staminali Cerebrali, di cui sarà direttore —. Forse per ignoranza, forse per pigrizia (è più facile “frullare gli embrioni”), forse per motivi ideologici, forse per i grandi interessi finanziari in gioco (basti pensare quante risorse vanno nel mondo a favore della ricerca — finora senza veri risultati — sulle embrionali)».

Quello che nasce al terzo piano dell’ospedale Santa Maria della città umbra è la prima struttura di questo genere nel mondo, disegnata per conformarsi alle più recenti e restrittive regole europee e mondiali di manipolazione cellulare per la produzione di staminali cerebrali umane. La banca si pone l’obiettivo di riuscire nei prossimi 12-18 mesi a ottenere cellule pronte per essere utilizzate nella sperimentazione clinica su pazienti affetti da malattie neurodegenerative incurabili. Il primo passo, racconta Vescovi — alfiere delle staminali adulte che sfida le bordate polemiche che gli arrivano sia da certa parte del mondo politico sia da alcuni ambienti accademici, e che qui lavora senza compenso —, consiste nel creare una struttura di ricerca e un laboratorio avanzatissimi, in grado di generare cellule cerebrali umane certificate per uso clinico secondo la normativa europea vigente e in regime di “Good manifacturing practice” (GMP), uno standard severissimo, non applicato nemmeno negli Stati Uniti.

Si tratta in sostanza di trarre dal cervello di feti abortiti naturalmente (è stata esclusa l’eventualità di utilizzare “materiale” proveniente da interruzioni volontarie di gravidanza) quelle cellule dalle quali, per il loro particolare stadio di sviluppo, è possibile far nascere una linea di staminali molto consistente, che poi vengono congelate per essere utilizzate al momento debito. «Dalla capocchia di uno spillo la massa di molti cervelli adulti», dice per farsi capire l’ “inventore” della tecnica che verrà utilizzata. La difficoltà consiste nell’isolamento, moltiplicazione, caratterizzazione e bancaggio di cellule staminali cerebrali che siano assolutamente sicure, non contaminate da agenti esterni, né potenzialmente cancerogene, come sono spesso le staminali embrionali.

Per fare questo il laboratorio, costato circa 800mila euro, in cui lavorerà un ristretto team di tre-quattro esperti, deve avere particolari caratteristiche, sterile e sigillato quasi come una centrale nucleare. Previa approvazione del protocollo clinico da parte delle apposite commissioni, le cellule cerebrali umane così prodotte saranno direttamente utilizzabili per la sperimentazione clinica sull’uomo. Accordi in tal senso sono già stati raggiunti con Paola Leone, del National Institute of Health di Philadelphia, che le utilizzerà per il trapianto nella rara malattia dì Caravan. E’ in fase di definizione, inoltre, il protocollo per la sperimentazione in Italia sul morbo di Tay Sachs (malattia infantile letale) e sulla SLA. La banca, comunque, cederà le staminali (chiedendo solo la copertura dei costi vivi) a tutte le realtà che dimostreranno di condurre ricerche promettenti. E lo stesso Vescovi proseguirà gli importanti studi che sta conducendo in varie università, dalla Bicocca di Milano a New York fino all’Australia.

Un vanto, dunque, per l’Italia, e una speranza contro malattie implacabili che tanto costano in termini di vite, di sofferenza psicologica e di risorse economiche. Significativo è anche il carattere ‘etico’ della ricerca, che ha accomunato i promotori dell’iniziativa, tutti presenti stamattina: monsignor Vincenzo Paglia, vescovo di Terni; Enrico Garaci, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità; Maria Rita Lorenzetti, presidente della Regione Umbria; Paolo Raffaelli, sindaco di Terni; e Maurizio Colombo, presidente della Onlus Neurothon. Previsto anche l’intervento del ministro Livia Turco.