Staminali nel cervello Prima volta su 6 bimbi

di Alessandra Farkas
Si useranno cellule di feti abortiti, sugli animali ha funzionato

Stati Uniti: il sì per una rara malattia mortale

NEW YORK — Ieri la Food and Drug Administration (Fda) ha dato il via libera ad un’équipe medica della Stanford University che aveva chiesto di effettuare il primo trapianto al mondo di cellule staminali fetali all’interno del cervello umano. La decisione, senza precedenti nella storia della medicina, è destinata ad aprire la porta al trattamento di numerose patologie cerebrali fino ad oggi incurabili come l’Alzheimer e il morbo di Parkinson. A ricevere le cellule staminali di feti abortiti saranno sei bambini colpiti dal morbo di Batten: una rara e fatale malattia neurodegenerativa causata da un gene difettoso, incapace di creare l’enzima necessario al cervello per disfarsi dei rifiuti metabolici. Nella maggioranza delle time l’accumulo di questi rifiuti causa cecità, paralisi e mutismo; la morte arri va prima del decimo anno di età. L’idea del primario di neurochirurgia di Stanford, Stephen Huhn, e di operare apren do piccoli fori nella calotta cranica di ognuno dei sei bambini, iniettando le cellule staminali pre-neuronali. Una vol ta innestate nel cervello, queste cellule immature dovrebbero crescere e tra sformarsi in neuroni «adulti» capaci di produrre l’enzima mancante. Un risultato raggiunto con successo negli esperimenti sui topi.
Se finora a pazienti colpiti da ictus o Parkinson erano state iniettate in via sperimentale cellule staminali cerebrali adulte, quelle trapiantate dai pionieri di Stanford sono staminali fetali, cellule «madri» quasi embrionali ancora non differenziate. «Sono certo che non esistono minacce per l’identità di nessuno: stiamo solo cominciando a percorrere una nuova via», ha detto Arthur Caplan direttore del centro di Bioetica dell’università della Pennsylvania, che ha preso atto delle enormi implicazioni etico-morali sollevate sia dal trapianto di cellule cerebrali nel cervello di un’altra persona sia dal fatto che le staminali saranno prelevate per la maggior parte da feti abortiti. E mentre i test dovranno essere approvati da un comitato interno all’ateneo di Stanford – l’ok dovrebbe arrivare nel giro di qualche settimana – per evitare attacchi alle persone e alla proprietà, nessuno ha voluto rivelare il nome della fondazione non profit della California che ha messo a disposizione il prezioso e controverso tessuto fetale abortivo.