Staminali, trapianto su una diabetica

È il primo intervento al mondo la paziente è italiana: sta bene

È stato effettuato con successo, per la prima volta al mondo, un tra pianto combinato di cellule staminali prelevate dal midollo osseo insieme a cellule del pancreas, su una donna affetta da diabete insulinodipendente. L’intervento è stato realizzato all’ università di Miami da un team di cimici italiani, coordinati dal professore Camillo Ricordi, su Antonella 5., un’italiana di 44 anni. A due mesi dal trapianto, i para metri biologici della donna sono stati definiti ottimi: «La glicemia – ha spiegato il professore Camillo Ricordi – si è normalizzata e stabilizzata. È la prima volta che abbiamo ottenuto l’indipendenza dall’insulina dopo una singola infusione di cellule che producono insulina e due infusioni di cellule staminali purificate dal midollo osseo di uno stesso donatore».
L’intervento effettuato su Antonella è i primo dei sei già autorizzati dalla Food and drug administration. «La nostra idea ha affermato ancora il professor Ricordi da Miami è quella di purificare cellule staminali dal midollo osseo e far coesistere il sistema immunitario del donatore con quello del ricevente e far accettare meglio le cellule delle isole pancreatiche che normalmente producono insulina. Se questa strategia risulterà vincente, pensiamo di poter in futuro diminuire i farmaci immunoppressori».
Le procedure della ricerca condotta negli Stati Uniti richiedono l’uso di donatori multipli; quando un donato re è disponibile i medici prelevano anche il midollo osseo dal quale estraggono le cellule staminali. I ricercatori sperano che con questa strategia combinata si possa creare i cosiddetto «chimerismo», cioè una condizione nella quale le staminali del donatore potranno coesistere con il sistema immunitario del ricevente.
«Quello effettuato fino ad ora – afferma Ricordi – è il primo trapianto combinato del genere e i nostro obiettivo resta quello di poter trasferire le tecniche dello studio all’interno dei trapianti di isole pancreatiche. Da quando abbiamo effettuato il primo trapianto di isole pancreatiche, nel 1990, ci siamo concentrati sullo sviluppo di strategie per ridurre o eliminare nel tempo i farmaci antirigetto. È ancora presto per dire se questo studio ci permetterà di raggiungere questo obiettivo ma siamo davvero entusiasti di questo iniziale successo».
Il primo paziente trapiantato. Anna S., grazie all’innovativo ma ancora sperimentale intervento, non ha biso gno da due mesi di insulina mentre continua ad assumere farmaci antirigetto. Se i parametri rimarranno positivi, in futuro, sarà valutata la possibile sospensione anche di questi medicinali.

Antonella: «Sono felice, potrò vivere meglio»
Antonella S., 44 anni, piemontese, sposata, ha un tiglio di 13 anni. E lei la prima donna al mondo ad aver subito un trapianto combinato di isole pancreatiche e cellule staminali del midollo osseo. L’intervento è avvenuto all’Università di Miami. Ed è a Miami che Antonella ancora si trova per le cure. Come mai ha accettato di sottoporsi al primo Intervento del genere? «Sono malata di diabete giovanile da quando avevo 14 anni ma non mi sono mai arresa. Ho cercato di convivere con la malattia al meglio. Ero in America per curare gli occhi, colpiti anch’essi dal diabete, quando ho saputo della sperimentazione del professor Ricordi. Entrare tra i partecipanti è stato difficile: esami, controlli continui, grande forza di volontà , la necessità di imparare bene una nuova lingua e adattarmi a una vita in un paese straniero. Ma ho voluto farlo per poter vivere meglio». E ora come sì sente? «Bene, sono felice anche perché non ho più gli sbalzi di glicemia tipici dei diabetici. Spero che questo tipo di interventi possa diventare di routine anche in Italia, magari in un centro all’avanguardia come l’Ismett di Palermo. Il mio obiettivo? Scendere in campo per aiutare la ricerca contro il diabete».