«Abbiamo voluto questo incontro – dicono Maria Raciti e Mimma Calabrò, rispettivamente a capo dei coordinamenti donna Cisl provinciale e regionale – per fare ascoltare le ragioni di tutti e innescare un confronto che non c’è stato neanche in Parlamento. Crediamo sia utile attingere a tutte le informazioni possibili per consentire alla coscienza di esprimersi liberamente, come la stessa Cisl ha lasciato fare a tutti i suoi iscritti».
Il senatore Bompiani presidente della Società italiana di Bioetica ha, quindi, illustrato il cammino del diritto, europeo e italiano, nell’ambito della materia, descrivendo i tentativi che, nel tempo, hanno cercato di dare armonia in un settore in cui nel passato «è prevalsa l’anarchia». Salvatore Privitera, direttore dell’istituto siciliano di Bioetica ha sottolineato come la legge tuteli «i diritti dell’embrione in quanto già portatore del dono della vita e, quindi, persona umana. Il legislatore deve farsi carico di difendere e garantire proprio la vita della categoria più debole che non può far valere i propri diritti».
Su posizioni opposte, invece, la dott. Pantaleo, ginecologa palermitana, che ha sottolineato le notevoli discrepanze mediche contenute nella legge che ha definito «figlia della morale di Stato che non tutela il diritto della donna, perché l’esiguità degli embrioni impiantabili è una tecnica che mette a repentaglio la salute della donna, posponendola a quella dell’embrione che la stessa Costituzione italiana riconosce come vita solo dopo la nascita».