<b>20 Maggio 2003</b> – Il numero monografico che i Quaderni del Circolo Rosselli dedicano al dibattito sulla legge in materia di procreazione assistita fornisce un sintetico ma approfondito archivio dei documenti utili per ricostruire le fasi salienti del dibattito parlamentare di questa legislatura, la XIV. Ed è una lettura interessante per tutti, studiosi e non. Racconta infatti la storia del dibattito partito dagli anni Cinquanta, ovvero dalla III legislatura, e rivela le inedite proposte e le valutazioni fatte da numerosi esperti, anche internazionali, e da esponenti degli ordini professionali sul testo in discussione (S. 1514) nel corso delle audizioni che lo scorso autunno hanno impegnato a lungo la Presidenza della Commissione Igiene e Sanità del Senato. Il contributo di Stefano Rodotà, per esempio, chiarisce "i perché non va" rispetto alle questioni costituzionali e sui nuovi diritti mentre la testimonianza ironica e desolata del ginecologo Carlo Flamigni si sofferma sui rischi per la salute delle donne e sulla pericolosa e stolta "ingessatura" che il testo impone agli operatori, denunciandone l'antistoricità. Il medico mette anche in evidenza alcune nuove questioni disconosciute dal legislatore, come, per esempio, l'accesso alla procreazione assistita per le coppie che pur fertili vogliano ricorrere alla fecondazione in vitro per prevenire la trasmissione di patologie genetiche gravi ricorrendo alla selezione degli embrioni (diagnosi di pre-impianto). I contributi sono tecnici e presentano dati statistici come quelli forniti da Claudia Livi del Cecos (Centri studio conservazione ovociti e sperma umani) sulla donazione dei gameti in Italia. Tutti però giungono a un'unica conclusione: la ricerca delle buone regole non si può realizzare con i divieti. Ovvero, l'attività clinica non può subire limitazioni normative dedotte dai principi morali assiomatici riassunti nello statuto dell'embrione, e disconoscendo tout court il principio di precauzione in salute o quello di efficienza della metodica. Come in un percorso a imbuto, quindi, si giunge al termine di tutte queste considerazioni alla questione cruciale: la necessità di tutelare la laicità dello Stato attraverso la laicità delle regole. La proposta è articolata in sette punti e arriva da un documento della Tavola valdese elaborato il 19 luglio 1999 che chiede più informazione, più dati oggettivi prima di condannare e vietare. La sfida lanciata è quella di un serio confronto europeo sui risultati delle tecniche e sulla salute dei bambini nati, per giungere a condividere in tutti i paesi una piattaforma comune, un minimo comune denominatore, nel rispetto delle differenti tradizioni culturali, filosofiche, religiose e dei diritti universali dell'uomo.
<i>di Monica Soldano</i>