Positivo ultimatum del Ministero dell’Ambiente sui veleni di Tito. Primo importante risultato dell’iniziativa Radicale.

ex liquichimica tito scaloDichiarazione di Marco Cappato, segretario Associazione Coscioni, e Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani

Nel prendere atto dell’intervento del Ministero dell’Ambiente sulla vicenda dei fanghi industriali interrati nell’area ex liquichimica in quel di Tito, ci permettiamo di rivendicare all’iniziativa politica dei Radicali e della Ola(Organizzazione lucana ambientalista) questo risultato.
Le nostre non sono grida di giubilo, visto che i particolari che emergono giorno per giorno sono la conferma di quanto abbiamo denunciato a  partire  dall’assise Radicale di Chianciano.

Sui fanghi industriali abbiamo realizzato, nei primi giorni di luglio, una video-inchiesta in collaborazione con la Polizia provinciale di Potenza.
Il documento, disponibile in rete, è un durissimo atto di denuncia contro tutti coloro che da anni consentono a veleni di varia natura di inquinare le falde acquifere delle Basilicata.
Nel j’accuse contenuto nella video-intervista un’affermazione che fa riflettere: “L’Unione Europea ha stanziato soldi per la bonifica dell’area ma la maggior parte dei soldi stanziati sono stati spesi in consulenze”.
Abbiamo in queste settimane ripetutamente interrogato Il Presidente della Regione Vito De Filippo, l’assessore all’ambiente Vincenzo Santochirico, il direttore dell’Arpab Vincenzo Sigillito, senza ricevere risposta alcuna ai nostri quesiti.
Adesso, in queste ore, leggiamo dell’ennesimo ultimatum del Ministero dell’Ambiente, che in data 30 luglio avrebbe chiesto a tutti gli enti interessati di provvedere con urgenza alla messa in sicurezza dell’area ex-linquichimica, dove si trovano tonnellate di fanghi industriali interrati in trincee. Intanto, resta aperta la questione dell’inquinamento determinata dallo sversamento di trielina e di altre sostanze dal nome impronunciabile.
L’area di Tito è stata trasformata in una discarica, e dopo otto anni dall’istituzione del sito di bonifica di interesse nazionale, la bonifica langue. Ci chiediamo: servirà l’ennesimo ultimatum ministeriale? Dopo decine di Conferenze di servizi, fiumi di parole scritte in verbali “top secret”, poco o nulla è stato fatto per salvaguardare l’ambiente e la salute dei cittadini di Tito.
Una vicenda, quella di Tito, in cui abbiamo riscontrato l’assoluta mancanza di trasparenza e informazioni. E’ stato negato e continua ad essere negato il diritto dei cittadini lucani a poter conoscere per deliberare.
Eppure, emerge in queste ore, che l’Arpab era in possesso di dati allarmanti, derivanti da prelievi effettuati il 28 agosto del 2008. Verrebbe da chiedersi: perché L’Agenzia per la Protezione ambientale ha preferito non divulgarli?
Vedremo se questo ennesimo ultimatum sortirà effetti. Dopo otto anni è giunto davvero il momento di passare dalle parole ai fatti.