Ru486, Viale: pericolosa solo in Italia? Basta terrorismo e ricatti politici all’Aifa

Silvio Viale, ginecologo ed membro di direzione dell’associazione coscioni , replica al MPV e a quella pattuglia di parlamentari del PDL che continuano a parlare di pericolosità della RU486. In una lunga nota Silvio Viale si rivolge proprio ai medici parlamentari e si augura che l’AIFA sappia decidere in piena autonomia, evitando di esporsi ai ricatti politici di una parte del governo ed al ridicolo della comunità scientifica internazionale.

“Stupisce che tre cardiologi e un ginecologo, sebbene obiettori, come i Senatori Raffaele Calabrò, Stefano De Lillo, Ulisse Di Giacomo e Antonio Tommasisni si facciano così facilmente coinvolgere dalla propaganda antiabortista del Movimento per la vita (MPV). Le loro sette interrogazioni al governo, associate all’attivismo militante di Eugenia Roccella, hanno più il sapore di una meditata strategia di ricatto politico verso l’AIFA che di volere sapere. Altrimenti, sarebbe bastato dare un’occhiata alla scheda tecnica dell’EMEA (Agenzia europea del farmaco), ai documenti dell’OMS o alle linee guida del RCOG (Royal College of Obstetricians and Gynaecologists), dell’ANAES (Agence nationale d’accréditation et d’évaluation en santé) o dell’ACOG (American College of Obstetricians and Gynecologists). Dal 2005 la RU486 è inserita nella lista dei farmaci essenziali dell’OMS.” “La questione delle morti e della pericolosità della RU486 sembra valere solo in Italia, con il MPV che le ha fatte salire da 7 a 16 e, ora, addirittura a 29, un numero che, qualora fosse anche vero, ma non lo è (sottolineo che non lo è), non costituirebbe un ostacolo per la registrazione di nessun altro farmaco. Come ben dovrebbero sapere i miei onorevoli colleghi, non solo la mortalità per il sidenafil è di 10 volte superiore a quella presunta del mifepristone, ma a farmaci da banco sia in Italia che negli USA, come l’aspirina o la loratadina. Nel 2003 i centri anti avvelenamento hanno segnalato 59 morti negli USA per l’aspirina, mentre dal 1993 al 2000 la FDA ha ricevuto 55 segnalazioni di morti in cui era coinvolta la loratadina. In ogni caso, una relazione della FDA (Food and Drug Administration) al Senato americano nel 2008 (c’era ancora Bush) ha escluso un rapporto tra RU486 e le 6 morti segnalate negli USA. Inoltre è utile ricordare che la mortalità per gravidanza, sia in Italia che negli USA, è notevolmente superiore a quella dell’aborto, a conferma che i rischi devono essere conosciuti ma non sono la motivazione principale per decidere se abortire e come abortire. La comunità scientifica dovrebbe porre un freno al terrorismo di Eugenia Roccella e del MPV.” “Stupisce, quindi, che i miei illustri colleghi omettano ogni riferimento alle altre indicazioni della RU486, che riguardano l’oncologia, l’endocrinologia, l’ostetricia, i miomi, l’endometriosi, la depressione, l’alzheimer, la sclerosi multipla e altro, per le quali l’Italia continuerebbe ad essere esclusa dalla ricerca. A proposito invito Tommassini, Clabrò, De Lillo e Di Giacomo a visitare il sito www.clinicaltrial.gov (http://www.clinicaltrial.gov/ct2/results?term=ru486), che dovrebbero conoscere molto bene. Come sorprende che facciano finta di non sapere che dal settembre del 2005 oltre 4000 donne italiane hanno già potuto utilizzare la RU486 in una trentina di ospedali italiani. Senza contare quelle che si sono andate in Svizzera, Francia e altri paesi. Eppure, in diversi congressi scientifici ho presentato i dati relativi a 1778 casi di otto strutture italiane (Torino, Pontedera, Trento, Bologna, Ferrara, Parma, Bari e Ancona) che confermano i dati della letteratura internazionale. Per esempio su 1778 casi si è avuto un solo caso in cui è stata necessaria una trasfusione (Trento), il tasso di revisione della cavità uterina è stato del 5,5% (questo significa che il 94,5% delle donne ha evitato l’intervento chirurgico) e i sintomi sono stati minori di quelli attesi.” “Io mi auguro che domani l’AIFA registri la RU486, con dieci anni di ritardo rispetto all’UE e agli USA, e con venti anni di ritardo rispetto a Francia, Cina, Svezia e Regno Unito. Se così non fosse, se dovessero prevalere i ricatti e le pressioni di una parte del governo, i dirigenti dell’AIFA si esporrebbero al ridicolo della comunità scientifica internazionale e ne verrebbe minata la credibilità. Nel 2007 l’EMEA approvò all’unanimità la nuova scheda tecnica della RU486. Non vi sono più ragioni per registrare, finalmente, la RU486. Probabilmente chi è contro la RU486 non lo fa per motivi medici, ma solo perché teme che con i metodo medico spunti l’arma dell’obiezione di coscienza. Con la RU486 è la donna che assume il farmaco in ospedale ed anche i medici obiettori non possono esimersi dall’assistenza successiva, con uno sgravio di costi e di impegno da parte di tutta la struttura sanitaria.”