Eluana/Capriccioli (Ass. Coscioni): dal confronto col dimenticato caso Nuvoli emerge l’ipocrisia del regime: non si vuole proteggere la vita, ma impedire ai cittadini di scegliere

Dichiarazione di Alessandro Capriccioli, membro della Giunta dell’Associazione Luca Coscioni e del Comitato Nazionale di Radicali Italiani

Nel 2007 Giovanni Nuvoli, malato di SLA, chiese il distacco del respiratore sotto sedazione terminale, come era successo l’anno prima a Welby.
I guardiani del regime, per tutta risposta, fecero pattugliare la sua abitazione dai carabinieri per impedire che Tommaso Ciacca, anestesista radicale disponibile ad assecondarlo, ponesse in essere quanto gli era stato richiesto.
Per affermare i propri diritti Nuvoli fu costretto ad iniziare un digiuno che lo condusse, il 23 luglio 2007, alla morte per inedia, dopo otto giorni di agonia, due dei quali passati pienamente vigile.
Perché nel caso di Eluana si è fatto di tutto per impedire una morte definita terribile, mentre si è consentito che Nuvoli subisse la stessa sorte senza alzare un dito?

Risposta semplice: Eluana chiedeva la sospensione della nutrizione, e pur di non concedergliela ci si è stracciati le vesti dicendo che si dovesse a tutti i costi salvarla dalla morte per fame e per sete; nel caso di Nuvoli, invece, il rifiuto della nutrizione non era in sé e per sé la volontà del paziente, ma lo strumento con cui egli cercava di far rispettare una richiesta diversa, consistente nel distacco del respiratore; permettere che proseguisse il digiuno fino alle estreme conseguenze, quindi, non significò assecondare la sua volontà, ma al contrario impedire, ancora una volta, che essa si realizzasse.
La differenza tra i due casi, quindi, sta solo nella forma, ma la sostanza non cambia: mentre si è cercato disperatamente di fare in modo che Eluana non sospendesse la nutrizione, a Nuvoli si è consentito di farlo senza battere ciglio; in entrambi i casi, tuttavia, lo scopo era quello di evitare che un individuo si autodeterminasse.
Il che dimostra, se ce ne fosse bisogno, l’ipocrisia di certe posizioni: formalmente ispirate alla difesa della vita, ma in realtà finalizzate ad impedire che i cittadini possano scegliere.