Dal 2 al 4 dicembre, Quarto Congresso dell’Associazione Coscioni a Orvieto

Dichiarazione di Marco Cappato, Segretario dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, Vicepresidente del Senato radicale

La strumentalizzazione politica operata dai clericali di entrambe le sponde del Tevere, insieme all’autolesionismo anche di una parte della sinistra incapace di rivendicare la bandiera della laicità di fronte ad episodi come quello della pillola RU486, presenta al Paese un’immagine ribaltata della realtà; un’immagine in base alla quale sarebbero i laici-socialisti-liberali-radicali della Rosa nel pugno ad aver cercato e provocato uno scontro ideologico con le gerarchie ecclesiastiche.

Nella realtà, l’adesione concreta e costante – dalle aule parlamentari e di Governo fino alle amministrazioni locali – della partitocrazia italiana all’agenda politica esplicitamente rivendicata dal Vaticano e dalla CEI, ha prodotto vere e proprie violenze fisiche e concrete sulla pelle delle cittadine e dei cittadini italiani, dei malati e – dal punto di vista della libertà di coscienza, di ricerca e di espressione – degli scienziati, dei medici, ma anche di tante donne e uomini di fede, cattolica e non solo.

La proposta politiche di legalizzazione, laica, pragmatica, empirica, sui temi della vita e della morte, della malattia e della ricerca, sono l’obiettivo prioritario dell’associazione Luca Coscioni, contenuto nel documento programmatico della Convenzione di Fiuggi promossa oltre un mese fa da SDI, FGS, associazione Coscioni e Radicali italiani.

Il Quarto Congresso dell’associazione Coscioni, che si terrà a Orvieto dal 2 al 4 dicembre e al quale sono invitate forze politiche e parlamentari, sarà per noi l’occasione di proporre iniziative ed obiettivi di buongoverno e regolamentazione antiproibizionista su, tra gli altri temi: ricerca sulle staminali embrionali, RU 486, eutanasia e fecondazione assistita.

Mi auguro che l’appuntamento venga colto come occasione di confronto sugli obiettivi, invece di continuare a innalzare lo spauracchio di una inverosimile aggressione nei confronti di un soggetto il cui potere mondano è sotto gli occhi di tutti.