DAT, Welby: Comitato Bioetica ancora contro la libera scelta di persone gravemente malate

Piergiorgio Welby
Si è riunito oggi il Comitato Nazionale di Bioetica presieduto dal Prof. Francesco D’Agostino. All’ordine del giorno erano le dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT) del paziente in caso di coma, la liceità della richiesta, soprattutto se scritta, di non essere più alimentati o idratati e, più in generale, se l’alimentazione debba essere ritenuta un atto medico o se, invece, essa sia da considerare in un quadro più esteso, di “care”.

Dichiarazione di Piergiorgio Welby, Consigliere Generale Associazione Luca Coscioni

Dalle prime indiscrezioni, la relazione completa sarà disponibile fra due settimane, sembra che (per quel che riguarda il DAT) venga confermata una linea di totale chiusura verso ogni accoglimento della volontà espressa dal soggetto interessato. Si conferma la tendenza già espressa dal Comitato Nazionale per la Bioetica con queste parole: “in caso di pericolo per la vita di una persona, che non possa esprimere al momento volontà contraria, il medico deve prestare l’assistenza e le cure indispensabili”. La NIA (nutrizione idratazione artificiale) non viene considerata atto medico perché costituisce semplice “sostentamento vitale”.

I pareri sulla NIA non sono concordi. L’ex Min. Umberto Veronesi, a suo tempo, istituì la Commissione su “Nutrizione e idratazione nei soggetti in stato di irreversibile perdita della coscienza” diretta da Fabrizio Oleari che concluse i propri lavori ritenendo che già allo stato attuale della legislazione era “possibile una legittima interruzione della idratazione e della nutrizione artificiale degli individui in stato vegetativo permanente.”
In attesa di poter prendere visione della relazione conclusiva, l’Associazione Luca Coscioni ribadisce quanto sostenuto dal Prof. Francesco D’Agostino in un recente libro da lui prefato: “Il principio del rispetto della vita ci porta non solo a respingere l’eutanasia intesa come intenzione di dare la morte, ossia l’esatto contrario di quel principio, ma anche a rifiutare la pratica di cure sproporzionate, incompatibili con il rispetto della qualità della vita del paziente”.

Le persone colpite da patologie degenerative che, dopo aver gravemente limitato, o totalmente annullato le capacità motorie, culminano in una insufficienza respiratoria e, in molti casi, in uno stato comatoso che viene risolto con il ricovero in un reparto di rianimazione dove si procede all’intubazione e alla stabilizzazione dei parametri. Il secondo step è la tracheostomia e il supporto di un ventilatore polmonare che incide in modo determinante sulla già scarsa qualità della vita e, in molti casi, per superare le difficoltà di deglutizione, si ricorre alla NIA (Nutrizione Idratazione Artificiale) tramite PEG (alimentazione endogastrica). Se tutto ciò è in contrasto con le dichiarazioni anticipate di trattamento espresse, come possono essere tutelate queste persone? Patologie, come Distrofie muscolari, SLA ecc. sono caratterizzate da una lenta, ma inesorabile, progressività che non compromette le facoltà intellettive, e le Dichiarazioni Anticipate di Trattamento potrebbero rappresentare per alcuni malati, costretti a misurarsi per lunghi anni con quasi tutte le forme di handicap, una decisione più che ponderata.
La decisione presa dal Comitato Nazionale di Bioetica è in contrasto con la tendenza dei paesi europei che vede prendere forza un sempre maggiore rispetto della volontà espressa dagli interessati e una minore discrezionalità del medico.