“Prof. Francesco D’Agostino, Il 13 luglio 2005, il DAT (dichiarazioni anticipate di trattamento) è approdato alla Camera: il Presidente Pier Ferdinando Casini lo ha trasmesso alla commissione Affari sociali. Nel Disegno di legge N. 2943 – Norme in materia di dichiarazioni anticipate di trattamento – d’iniziativa del senatore Tomassini, si chiarisce che “l’eutanasia non è assolutamente consentita dai codici del nostro Paese […]” ma “Compito della società è garantire e tutelare la vita dei cittadini assicurando loro tutti i mezzi a disposizione per le terapie curative o palliative migliori, a garanzia di un’esistenza dignitosa fino all’ultimo”.
“Vorrei portare alla Sua attenzione una situazione rara, ma non infrequente, che riguarda le persone colpite da patologie degenerative che, dopo aver gravemente limitato, o totalmente annullato le capacità motorie, culminano in una insufficienza respiratoria e, in molti casi, in uno stato comatoso che viene risolto con il ricovero in un reparto di rianimazione dove si procede all’intubazione e alla stabilizzazione dei parametri. Il secondo step è la tracheostomia e il supporto di un ventilatore polmonare che incide in modo determinante sulla già scarsa qualità della vita e, in molti casi, per superare le difficoltà di deglutizione, si ricorre alla NIA (Nutrizione Idratazione Artificiale) tramite PEG (alimentazione endogastrica). Se tutto ciò è in contrasto con le dichiarazioni anticipate di trattamento espresse, come possono essere tutelate queste persone? Patologie, come Distrofie muscolari, SLA ecc. sono caratterizzate da una lenta, ma inesorabile, progressività che non compromette le facoltà intellettive, e le Dichiarazioni Anticipate di Trattamento potrebbero rappresentare per alcuni malati, costretti a misurarsi per lunghi anni con quasi tutte le forme di handicap, una decisione più che ponderata”.
“Prof. Francesco D’Agostino, le scelte che ha di fronte sono scelte che vanno dritte al cuore della vita e della morte. (…)Non ci si trova in presenza di uno scontro tra chi è a favore della vita e chi è a favore della morte: tutti i malati vogliono guarire, non morire. Chi condivide, con amore, il percorso obbligato che la malattia impone alla persona amata, desidera la sua guarigione. I medici, resi impotenti da patologie inguaribili e incurabili, sperano nel miracolo laico della ricerca scientifica. (…) In Europa alcuni stati hanno risposto con leggi, altri si apprestano a farlo, qualunque siano le convinzioni personali, si deve prendere atto che la tendenza generale va nel senso di un sempre maggiore rispetto della volontà espressa dagli interessati e di una minore discrezionalità del medico.”