L’8 Marzo è la festa di nessuna donna

Gaia Carretta
Non ci sono mimose per tutte quelle donne che hanno come unica speranza di avere un figlio le tecniche di fecondazione assistita: l’8 marzo 2005 deve essere un giorno, non di festa, ma di preparazione di una possibile festa, quella del referendum.
 
Per le donne malate, per le madri e le mogli, che assistono ogni giorno con amore i propri i figli e i propri mariti in attesa di cura, che ripongono la loro speranza nella ricerca, anche e soprattutto nella ricerca sulle cellulle staminali embrionali.
 
Per tutte le donne che fanno ricerca, a cui viene impedito di continuare nel proprio lavoro e che vengono descritte come delle streghe, il cui unico scopo è invece cercare la miglior cura. Per le donne medico, che si vedono tolti gli strumenti per curare al meglio i propri pazienti.

Il referendum sulla fecondazione assistita sarà l’occasione, per tutte queste donne, di festeggiare la propria vera festa: festa di libertà, per la ricerca, per la libera scelta di essere madri, contro coloro che predicano l’astensionismo e che vogliono entrare – come ai tempi del divorzio – nei letti delle coppie, nei laboratori di ricerca, negli ambulatori. Prepararsi all’appuntamento referendario – e che possa essere svolto in una data favorevole alla partecipazione degli elettori – è l’unico modo oggi di prepararsi a festeggiare la festa della donna