Il documento del Vaticano è una presa d’atto di ciò che è legale in Italia

“Il “Piccolo lessico del fine vita” elaborato dalla Pontificia Accademia per la Vita può essere considerato come un’apertura solo se paragonato alle posizioni del Vaticano degli ultimi decenni, culminate con il rifiuto dei funerali religiosi a Piergiorgio Welby.

Non vi è alcuna “apertura”, invece, se il confronto lo si fa con le leggi dello Stato italiano”, ha dichiarato Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, “Nel documento del Vaticano, infatti, si riconosce l’appropriatezza di pratiche che in Italia sono già legali dal 1948, quando la nostra Costituzione stabilì che nessuno può essere sottoposto  a un trattamento sanitario contro la propria volontà (art. 32 Cost.). Il dettato costituzionale è stato poi tradotto nella legge numero 219 del 2017, con le norme sull’interruzione delle terapie (che ora il Vaticano ammette, ma solo in determinati casi) e le disposizioni anticipate di trattamento, fino alla legalizzazione nel 2019 da parte della Corte costituzionale dell’aiuto alla morte volontaria (“aiuto al suicidio”) a determinate condizioni, che invece il Vaticano continua a respingere in blocco.

Di conseguenza, l’apertura a “mediazioni”, prospettata dal Vaticano, nel nostro Paese non potrebbe che tradursi in una “mediazione al ribasso”, per ridurre il perimetro delle libertà già garantite dalla legge nel nostro Paese. Il tentativo è già in corso: basti considerare il fatto che persino la proposta di legge presentata dalle principali opposizioni punta a restringere il campo di ciò che già è lecito”.