Salute in Carcere: l’Associazione Luca Coscioni diffida le ASL Italiane

carceri e coronavirus diritti dei detenuti

La pressoché totale mancanza di alcuna misura strutturale per garantire il diritto alla salute nei 189 istituti di pena in Italia e considerato che al direttore generale dell’azienda sanitaria spetta il compito di riferire al Ministero della salute e quello della giustizia sulle visite compiute e sui provvedimenti da adottare, l’Associazione Luca Coscioni ha predisposto delle diffide per tutte le ASL d’Italia ad adempiere al proprio compito stabilito dalla Legge e quindi procedere a sopralluoghi nelle strutture penitenziarie di loro competenza con il fine di apprezzare le circostanze relative all’igiene e le profilassi delle stesse, della fornitura di tutti i servizi socio-sanitari a esse imputati e di agire di conseguenza qualora esse non siano a norma.

“L’Associazione Luca Coscioni ha deciso di promuovere questa iniziativa”, hanno dichiarato l’avvocata Filomena Gallo e Marco Cappato, segretaria e tesoriere dell’Associazione e l’ex senatore Marco Perduca che coordina l’iniziativa, “perché la totale mancanza di alcuna attenzione dedicata alla salute dell’ultimo decreto del Governo in materia di carceri, oltre che quanto denunciato sistematicamente dai rapporti dei Garanti cittadini e regionali, da notizie di stampa e resoconti di visite ispettive parlamentari fanno emerge una situazione di patente violazione strutturale, tra gli altri, del diritto alla salute delle persone ristrette nel nostro paese.

In quanto organizzazione della società civile, pur concordando con le rare proposte di depenalizzazione e decarcerizzazione e sostenendo la necessità e urgenza di misure deflattive come indulto o amnistia, mai evocate nel dibattito parlamentare, potevamo “solo” attivare quanto previsto dal nostro ordinamento e non restare inerti di fronte all’illegalità diffusa contro cui le istituzioni continuano a non adottare misure all’altezza della gravità della situazione.

“Nella speranza che le consuete visite in carcere intorno a Ferragosto possano aumentare la consapevolezza dei trattamenti disumani e degradanti a cui vengono sottoposte oltre 61.000 persone presenti nei 189 istituti di pena – un terzo delle quali in attesa di sentenza definitiva -, nel caso in cui le nostre diffide dovessero cadere nel vuoto torneremo a interessare le autorità competenti regionali e cittadini nelle forme previste dalla legge nazionale e gli obblighi internazionali dell’Italia affinché la salute in carcere venga fatta godere pienamente come diritto”.