Il Governo Meloni si attiva per la nostra condanna

foto con Chiara Lalli, Felicetta Maltese e Marco Cappato
Chiara Lalli, Marco Cappato e Felicetta Maltese

La sentenza della Corte costituzionale sul fine vita non arriva, e la pressione del Governo Meloni per ottenere una nostra condanna aumenta.

Si moltiplicano infatti le richieste alla Corte di una decisione che possa portare a una condanna da 5 a 12 di carcere di Chiara Lalli, Felicetta Maltese e me (oltre agli altri 9 disobbedienti civili negli altri procedimenti), ma soprattutto la condanna alla tortura per persone malate e in condizioni simili a quelle di Laura Santi e Martina Oppelli.

Come primo atto, il Governo si è costituito in giudizio contro di noi, sostenendo che la questione di legittimità costituzionale sarebbe inammissibile e che la Consulta non dovrebbe nemmeno dare una risposta a ciò che Filomena Gallo e il nostro collegio legale hanno evidenziato e cioè il carattere discriminatorio del criterio del “trattamento di sostegno vitale”, che esclude molte tipologie di persone affette da patologie irreversibili e sofferenze insopportabili dal diritto di accedere all’aiuto alla morte volontaria.

Non avendo dalle parti del Governo evidentemente ritenuto sufficiente la costituzione in giudizio contro di noi, si è aggiunta la mobilitazione di un altro organo di nomina governativa: il Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB), non a caso presieduto da Angelo Vescovi, già uomo-immagine della campagna clericale di boicottaggio anti referendario sulla legge 40 (“sulla vita non si vota”, diceva Vescovi, che sosteneva l’inutilità della ricerca sulle cellule staminali embrionali, senza mai essersi scusato da allora).

Il Comitato Nazionale per la Bioetica – dopo 8 mesi di silenzio da quando era stato interpellato dalla Regione Umbria – ha scelto proprio questi giorni di riunione della Corte costituzionale per pubblicare un parere che dà ragione al Governo contro di noi, raccomandando un’applicazione il più possibile restrittiva e discriminatoria del “trattamento di sostegno vitale”.

Un organo di consulenza alle istituzioni come il CNB è stato così ridotto a strumento di propaganda e indebita pressione sulla Corte costituzionale, sollevando la rivolta di quasi metà dei componenti che si sono opposti al momento del voto.

E il Parlamento? Non pervenuto. La discussione del disegno di legge a prima firma Bazoli è calendarizzata per il 17 settembre, ma il testo è addirittura peggiorativo rispetto alle norme attualmente in vigore.

Nel frattempo, abbiamo risposto nell’unico modo possibile: dando la parola alle persone. In particolare, abbiamo reso nota la richiesta di 10 persone, malate irreversibili, che si sono rivolte a noi per chiedere alle Asl l’aiuto alla morte volontaria e che stanno incontrando ostacoli e boicottaggi di ogni tipo, sempre in difesa del “trattamento di sostegno vitale” che nessun Paese al mondo considera una condizione necessaria per accedere alla morte assistita.

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