Chiediamo a Parlamento e Governo di adottare norme che prevedano la sperimentazione in campo aperto di piante coltivate con Tecnologie di Evoluzione Assistita, TEA, sviluppate a partire dagli anni 2000 con lo scopo di ottenere piante più resistenti alle malattie, ai parassiti e agli stress climatici. Piante che riducono l’impiego di agrofarmaci o lo spargimento di fungicidi biologici costituiti basati sull’uso di metalli pesanti.
Il 13 maggio 2024 Vittoria Brambilla e Fabio Fornara dell’Università di Milano hanno “messo a dimora” alcune piantine di riso geneticamente editate con le tecniche CRISPR per farle crescere, senza usare fitofarmaci, resistenti a parassiti come il brusone. La prima sperimentazione in campo aperto consentita in Italia si chiama RIS8imo.
Nella notte tra il 20 e il 21 giugno quel campo sperimentale è stato parzialmente distrutto da ignoti.
L’autorizzazione del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica era stata concessa in deroga alla normativa DL 224/2003, ossia una legge che riguarda solo i “classici” Organismi geneticamente modificati – Ogm – e non attenua l’analisi d’impatto ambientale o la tutela per gli ecosistemi o la salute umana o animale mentre rimuove solo un espediente giuridico introdotto per vietare tutte le sperimentazioni in campo aperto senza dichiararne un vero e proprio divieto rinviando le sperimentazioni alla redazione di protocolli sperimentali diversi per ogni tipo di pianta mai scritti o approvati dal gennaio del 2005. La deroga alla normativa DL 224/2003 riguarda solo le piante coltivate con nuove tecniche genomiche (Ngt), note in Italia come Tea (Tecniche di evoluzione assistita) non attenua le verifiche d’impatto delle piante in sperimentazione e scade il 31 dicembre 2024.
Per questi motivi, nell’attesa che le indagini individuino i responsabili dell’attacco al RIS8imo, chiediamo a Parlamento e Governo da subito di confermare la deroga concessa per quella tipologia di coltivazione ampliandola, e di prevedere norme chiare che prevedano la sperimentazione in campo aperto di ricerche promettenti e sicure dedicando particolare attenzione a quelle che impiegano le tecniche di CRISPR-Cas9.
Oltre al rispetto dell’articolo 9 della Costituzione, l’Italia ha l’obbligo internazionale di dare piena attuazione al diritto umano alla scienza presente all’articolo 27 della Dichiarazione universale dei diritti umani rafforzato dal diritto a godere dei benefici del progresso scientifico e delle sue applicazioni codificato all’articolo 15 del Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali.
E’ una questione di legalità costituzionale quanto di innovazione tecno-scientifica.