È stata presentata alla Stampa alla Camera dei Deputati la quindicesima edizione del Libro Bianco sulle droghe. Intitolato quest’anno “Il gioco si fa duro” il Libro Bianco è un rapporto indipendente sugli effetti del Testo Unico sugli stupefacenti (DPR 309/90) sistema penale, servizi, salute delle persone che usano sostanze e sulla società. È promosso da La Società della Ragione, Forum Droghe, Antigone, CGIL, CNCA, Associazione Luca Coscioni, ARCI, LILA e Legacoopsociali con l’adesione di A Buon Diritto, Comunità di San Benedetto al Porto, Funzione Pubblica CGIL, Gruppo Abele, ITARDD, ITANPUD, Meglio Legale e EUMANS.
Ogni anno viene presentato in occasione del 26 giugno, Giornata mondiale sulle Droghe, nell’ambito della campagna internazionale di mobilitazione Support! don’t Punish che chiede politiche sulle droghe rispettose dei diritti umani e delle evidenze scientifiche e che quest’anno coinvolgerà oltre 250 città in circa 100 paesi.
I contributi dell’Associazione Luca Coscioni e Eumans sono stati curati da Marco Perduca, Giulia Perrone e Lorenzo Mineo e riguardano le terapie psichedeliche, con particolare attenzione allo stress post-traumatico del personale militare impegnato nelle missioni internazionale, lo studio dell’Associazione, portato avanti con la Legal Clinic dell’Università di Torino e Science for Democracy, che offre spunti critici al lavoro dell’Onu in occasione della stesura del “commento generale” sull’impatto del sistema internazionale del controllo delle droghe sui diritti economici, sociali e culturali – in particolare sul diritto alla salute e quello alla scienza -, e la petizione al Parlamento europeo di Eumans che chiede la cancellazione delle raccomandazioni del Consiglio europeo che prevedono la penalizzazione della coltivazione e uso personale della cannabis nonché di rendere “portabile” l’accesso alla pianta medica in tutta l’Unione.
“A fronte del ritorno al passato di quanto proposto in materia di stupefacenti del Governo, e all’indomani del voto europeo e della presentazione delle firme della legge popolare Io Coltivo” hanno dichiarato Marco Perduca dell’Associazione Luca Coscioni e Lorenzo Mineo di Eumans “Oltre a fare il punto della ‘lotta alla droga’ in Italia sulla base dei dati elaborati dalle ricerche del Libro Bianco, riteniamo centrale guardare alle esperienze d’oltreoceano – importabili in Italia a legislazione vigente – e agli strumenti previsti dall’Ue e le Nazioni unite.
Facendo tesoro dei dati elaborati nel Libro Bianco, oltre a insistere nell’attivazione di quanto a disposizione della società civile a livello internazionale, prenderemo in considerazione, là dove possibile, l’attivazione delle giurisdizioni competenti per mettere in mora gli ‘irragionevoli ostacoli che la guerra alla droga made in Italy continua a frapporre al pieno godimento dei diritti umani nel nostro paese.”
— Il contesto nazionale —
Quest’anno il Libro Bianco concentra le sue analisi politiche intorno al tema delle pene alternative per i detenuti cosiddetti “tossicodipendenti” ed in particolare sulle ipotesi di trasformazione delle comunità in un sistema di “custodia attenuata” privatizzata.
Sono come sempre analizzati i dati degli effetti della legge sulle droghe sul contesto carcerario e giudiziario, mentre in occasione delle modifiche al Codice della Strada sono ulteriormente commentati i dati disponibili rispetto al tema dell’uso di sostanze e l’incidentalità stradale.
— Il contesto internazionale —
Nella seconda parte del Libro Bianco sono contenuti approfondimenti specifici sul dibattito internazionale sulle politiche globali, a partire dalle riflessioni degli organismi di tutela dei diritti umani delle Nazioni Unite in tema di politiche sulle droghe.
Viene ricostruito lo stato dell’arte del percorso di riforma delle politiche nazionali sulla cannabis, che ha cominciato a coinvolgere anche l’Europa. Infine, si fa il punto sulle terapie psichedeliche, alle soglie della prima approvazione ufficiale dell’uso dell’MDMA per la sindrome da stress post traumatico (PTSD).
— Le Droghe e la repressione. I dati in pillole —
Dopo 34 anni di applicazione del Testo Unico sulle droghe e 15 anni di pubblicazione del Libro Bianco sulle droghe, i dati purtroppo sono sempre gli stessi. Gli effetti penali (dell’art. 73 in particolare) sono sempre devastanti e confermano come la Jervolino-Vassalli continui a essere il principale veicolo di ingresso nel sistema della giustizia italiana e nelle carceri.
La legge sulle Droghe è il volano delle politiche repressive e carcerarie: Senza detenuti per l’articolo 73 o tossicodipendenti, non si avrebbe il sovraffollamento nelle carceri
La legislazione sulle droghe e l’uso che ne viene fatto sono decisivi nella determinazione dei saldi della repressione penale: la decarcerizzazione passa attraverso la decriminalizzazione delle condotte legate alla circolazione delle sostanze stupefacenti così come le politiche di tolleranza zero e di controllo sociale coattivo si fondano sulla loro criminalizzazione. Basti pensare che in assenza di detenuti per art. 73. o di quelli dichiarati tossicodipendenti, non vi sarebbe il problema del sovraffollamento carcerario, come indicato dalle simulazioni prodotte. Dopo 34 anni di applicazione non possiamo più considerare questi come effetti collaterali della legislazione antidroga, ma come effetti evidentemente voluti.
Oltre un quarto dei detenuti entra in carcere per droga
A dimostrazione di questo dopo l’episodica diminuzione di persone segnalate all’autorità giudiziaria nel 2022, tornano a salire gli ingressi in carcere per droghe: 10.697 dei 40.661 ingressi in carcere nel 2023 sono stati causati dall’art. 73 del Testo unico, detenzione a fini di spaccio. Si tratta del 26,3% degli ingressi (era il 26,1% nel 2022).
Il 34% dei detenuti è in carcere per la legge sulle droghe, quasi il doppio della media dell’Unione europea (18%)
I detenuti in carcere sfondano quota 60mila (60.166 al 31 dicembre 2023). Di questi ben 12.946 lo erano a causa del solo art. 73 del Testo unico. Altri 6.575 in associazione con l’art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope), solo 994 esclusivamente per l’art. 74. Si tratta del 34,1% del totale. Sostanzialmente il doppio delle media europea (18%) e molto di più di quella mondiale (22%).
Quasi il 40% di chi entra in carcere usa droghe. Al 31 dicembre, oltre 17.400 sono in carcere, un record in termini di valori assoluti negli ultimi 18 anni
Restano catastrofici, pur in leggera diminuzione, i dati sugli ingressi e le presenze di detenuti definiti “tossicodipendenti”: lo sono il 38,1% di coloro che entrano in carcere, mentre al 31/12/2023 erano presenti nelle carceri italiane 17.405 detenuti “certificati”, il 28,9% del totale. Questa presenza record in termini assoluti (dal 2006 ad oggi) è alimentata dal continuo ingresso in carcere di persone “tossicodipendenti”, che dopo i due anni di pandemia ha ripreso ad aumentare (+ 18,4% rispetto al 2021).
— Le conseguenze sulla Giustizia —
Il Dipartimento delle politiche antidroga continua a negarci dati pubblici, per cui rimaniamo fermi al 2022. Questi raccontano un paese in cui le persone coinvolte in procedimenti penali pendenti per violazione dell’articolo 73 e 74 sono rispettivamente 180.621 e 46.003.
Le misure alternative finiscono per ampliare l’area del controllo che coinvolge, a fine 2023, oltre 143mila persone in Italia
Continua l’impetuosa crescita delle misure alternative (+1.037,7% sul 2006), che sono diventate in realtà una alternativa alla libertà invece che alla detenzione. In un contesto di forte domanda di controllo sociale istituzionale, gli strumenti di diversion e quelli di probation consentono di ampliare l’area del controllo, piuttosto che di limitare quello coattivo-penitenziario. Ne è segno il fatto che oltre agli oltre 60.000 detenuti al 31/12/2023 erano in carico per misure alternative e sanzioni di comunità (Messa alla Prova) ulteriori 83.703 soggetti.
Le segnalazioni e le sanzioni amministrative per il consumo di droghe illegali
La repressione del consumo si abbatte sui minori: in costante aumento quelli segnalati che entrano così in un percorso sanzionatorio e stigmatizzante. La quasi totalità dei minori è segnalato per cannabinoidi (97%). Il 38% delle segnalazioni finisce con una sanzione. Oltre il 97% è per Cannabis. Dal 1990 ad oggi, un milione di persone è stato segnalato per uso di derivanti dalla canapa.
Il consolidamento molto lento dei dati dei dati ci fa essere cauti sul definire trend. Si può però affermare che dal 2020 in poi, il numero di persone segnalate rimarrebbe piuttosto stabile, aggirandosi da dopo il Covid intorno alle 40mila. Il 38% delle segnalazioni finisce con una sanzioni amministrativa, le più comuni la sospensione della patente (o il divieto di conseguirla) e del passaporto. Questo anche in assenza di un qualsiasi comportamento pericoloso messo in atto dalla persona sanzionata. La repressione continua ad abbattersi sui minori, già in aumento rispetto al 2022 anche senza avere a disposizione dati consolidati. Questi entrano così in un percorso sanzionatorio stigmatizzante e alla fine dei conti desocializzante e controproducente.
Il 97,3% dei minori è segnalato per cannabis. Risulta irrilevante la vocazione “terapeutica” della segnalazione al Prefetto: solo 327 sono state sollecitate a presentare un programma di trattamento socio-sanitario; nel 2007 erano 3.008. Anche gli inviti a presentarsi al SERD sono in diminuzione (4.108). La repressione colpisce principalmente persone che usano cannabis (76%), seguono a distanza cocaina (16,7%) e eroina (3,7%) e, in maniera irrilevante, le altre sostanze. Dal 1990 oltre un milione di persone sono state segnalate per possesso di derivati della cannabis.
— Gli altri contenuti —
In appendice le leggi più importanti di riforma del Testo Unico sulle droghe promosse dal lavoro della Società Civile, compreso la legge di iniziativa popolare sulla cannabis della campagna Io Coltivo, da poco depositata al Senato della Repubblica.
QUI è disponibile il Libro Bianco
L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.