Il proibizionismo sulla carne coltivata in Italia: uno stato dell’arte

La legge italiana sulla carne coltivata, come chi ha seguito questo tema attraverso le iniziative dell’Associazione Coscioni sa bene, pone divieti ideologici di produzione e commercio. Luciano Capone citava di recente la procedura d’esame con cui la Commissione Europea dovrà decidere sulla compatibilità tra questa legge e il diritto Europeo.

L’Associazione Luca Coscioni ha inviato alla Commissione Europea il suo parere.

Grazie a Vitalba Azzollini e Giulia Perrone, il nostro parere affronta due questioni: la procedura TRIS e il diritto alla scienza. L’Italia ha violato tanto le regole sul mercato unico quanto la procedura di controllo europea, all’UE infatti non è stata inviata una bozza del provvedimento, come da norma, ma una legge in vigore già firmata dal Presidente della Repubblica.

Come tutti i nuovi cibi di cui non è ancora diffuso il consumo in Europa, la carne coltivata è sottoposta al regime del regolamento europeo cosiddetto novel food, per cui ogni alimento immesso in commercio deve passare al vaglio dell’autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). La carne coltivata non ha ancora ricevuto l’autorizzazione. Il divieto italiano risulta perciò inapplicabile, poiché riguarda qualcosa che al momento non è commercializzabile nell’Unione. Se domani l’UE autorizzasse il commercio di carne coltivata, tutti gli altri Stati  membri ben potrebbero, in virtù del mercato unico, esportarla da noi. A pagarne il prezzo sarebbero le imprese italiane le uniche costrette a rinunciare alla produzione, altro che difesa del made in Italy.

Il secondo aspetto riguarda una violazione del diritto alla scienza, cioè del diritto a “godere dei benefici del progresso scientifico e delle sue applicazioni” un obbligo internazionale che l’Italia è tenuta a rispettare in virtù della ratifica del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali. 

A queste violazioni si aggiungono le quotidiane dichiarazioni del Ministro Lollobrigida che con Francia e Austria auspica dibattiti basati su evidenze scientifiche ma sul sito del suo Ministero afferma il contrario. Prima di coltivare la carne toccherà continuare a coltivare conoscenza scientifica e scetticismo politico per evitare di escludere l’Italia (anche) da questo promettente settore innovativo.

P.S.
Per chiedere all’Europa di fermare l’applicazione di questa legge ideologica e dannosa, si può firmare l’appello dedicato sul sito dell’Associazione Luca Coscioni, già sottoscritto da oltre 8.000 persone.