Carne coltivata, il Governo ostacola il Made in Italy

Prossimo al voto in aula alla Camera il disegno di legge governativo che rischia di ostacolare la ricerca su un prodotto che potrebbe invece portare benefici ad animali ed ambiente.

Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica e Lorenzo Mineo, Coordinatore della campagna, hanno dichiarato:

Il Governo ha compiuto un vero e proprio pasticcio istituzionale su questo provvedimento. Non solo ha proposto un divieto preventivo su produzione e immissione in commercio di carne coltivata, prima ancora che si sia pronunciata l’autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA).

L’Italia ha anche inviato, e pochi mesi dopo ritirato, la notifica che ogni Paese UE è chiamato a condividere in via preventiva con Bruxelles quando vengono approvate leggi che ostacolano la libera circolazione delle merci. E lo ha fatto giustificandosi con la possibilità di una modifica della legge. Eppure di modifiche nel testo in votazione alla Camera non c’è traccia: tutto lascia intendere che il Governo, consapevole della bocciatura al disegno di legge che sarebbe arrivata dall’UE, abbia cercato di bypassare il controllo preventivo sul provvedimento, ritirando la notifica.

Non lasceremo che questo accada, e in caso di approvazione del disegno di legge, siamo pronti a presentare ricorsi in sede europea, per tutelare il rispetto del diritto alla scienza, che è un obbligo della Repubblica Italiana e che questa legge viola in più parti.

Del resto l’unico effetto concreto di questo provvedimento è che se l’Unione Europea approvasse la commercializzazione di carne coltivata, con il mercato unico il divieto italiano non impedirebbe ad altri paesi UE di esportarla da noi. A pagarne il prezzo saranno soprattutto le imprese italiane, costrette a rinunciare alla produzione e scoraggiate a investire nella ricerca. Complimenti ai difensori del made in Italy!.

L’Associazione Luca Coscioni, che ha al centro dei propri obiettivi il principio della libertà di ricerca scientifica, si occupa di questo tema per evitare che in materia di carne coltivata la ricerca italiana venga penalizzata, come accadrebbe con l’approvazione del disegno di legge.

Per questo si batte contro il provvedimento del governo che vuole vietare la produzione e immissione sul mercato della cosiddetta carne coltivata: semplicemente carne, che invece di derivare dalla sofferenza e dalle emissioni inquinanti prodotte dagli allevamenti intensivi, viene prodotta in laboratorio, con una tecnica di coltivazione cellulare sui tessuti muscolari e grassi dell’animale.

Nei mesi scorsi l’Associazione ha depositato una petizione formale, a norma dell’articolo 50 della Costituzione italiana, per chiedere al Parlamento di sospendere ogni decisione in materia, in attesa di informazioni affidabili basate sul metodo scientifico. La petizione è a prima firma di Vitalba Azzolini, giurista fellow dell’Istituto Bruno Leoni, e ha ricevuto il sostegno di *scienziati, ricercatori, medici, imprenditori, personalità accademiche e culturali.

L’appello a sostegno della petizione “Carne coltivata. Perché no?” ha raccolto finora oltre 3400 firme di cittadini