“In Piemonte, la PDL Liberi Subito è ammissibile: lo dice la Commissione di Garanzia regionale”

Filomena Gallo, Marco Cappato e Davide Di Mauro contro le parole del presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Stefano Allasia, che ha definito inammissibile la proposta di legge

Anche in Veneto, Emilia-Romagna, Abruzzo, Toscana e Friuli-Venezia Giulia, le rispettive Commissioni di Garanzia hanno definito ammissibile la proposta

“Per me non è ammissibile la proposta di legge regionale di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito” ha dichiarato il Presidente del Consiglio regionale del Piemonte Stefano Allasia, a sostegno del suo voto contrario sull’iniziativa promossa dall’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica e depositata a fine agosto, che ha raccolto oltre 11.000 firme. Questa dichiarazione arriva nonostante la Commissione di garanzia, lo scorso 12 ottobre, abbia sancito, con parere favorevole, l’ammissibilità della proposta di legge per dare tempi e procedure certe al suicidio assistito.

“Secondo il Presidente la proposta di legge non sarebbe di competenza regionale e dunque incostituzionale. Peccato però che questa proposta di legge, come confermato dalla Commissione di garanzia del Piemonte e di altre Regioni, come il Veneto, l’Emilia-Romagna, l’Abruzzo, la Toscana e il Friuli-Venezia Giulia, non introduce nuovi diritti ma individua tempi e procedure, proprio muovendosi nello spazio riservato dalla Costituzione alle Regioni” risponde Davide Di Mauro del comitato promotore della proposta di legge, “Nel frattempo abbiamo richiesto un incontro con tutti i presidenti dei gruppi consiliari per un “sereno confronto in vista dell’imminente votazione in aula”

La Commissione di garanzia, ai sensi degli articoli 91 e 92 dello Statuto della Regione Piemonte, è organo consultivo indipendente della Regione che si esprime sulla coerenza statutaria delle proposte di legge ed è composta da magistrati, avvocati ed accademici, proprio al fine di assicurare un esame tecnico-giuridico dei progetti di legge.

Lo scorso 12 ottobre la Commissione, chiamata a dare il parere per la decisione dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale sulla ricevibilità e ammissibilità della proposta ha rilevato che “la proposta di legge in esame non ha quale obiettivo l’introduzione di una disciplina volta al riconoscimento in capo ai cittadini e alle cittadine di un “diritto a morire” o a “essere aiutato a morire”. Il testo presentato, come si evince dallo stesso titolo attribuito all’articolato, intende, piuttosto, dare attuazione in tempi certi al quadro normativo che a livello nazionale si è delineato con la  sentenza della Corte costituzionale numero 242 del 2019.

La Commissione ha infine affermato che “non organizzare significa svuotare di effettività il diritto, mentre, al contrario, organizzare significa conciliare le diverse posizioni soggettive in gioco, permettendo di scegliere e assicurando il rispetto dei valori costituzionali e dei principi generali dell’ordinamento”.

“Il presidente Allasia non ha colto, o forse non ha voluto cogliere, temi e obiettivi di questa proposta di legge – dichiarano Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente Segretaria e  Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica – che serve a definire i tempi e modalità inerenti la procedura indicata dalla Corte costituzionale e, dunque, ad eliminare eventuali residui di incertezza e problematicità rispetto all’erogazione di una prestazione sanitaria che, a seguito della sentenza Cappato-Antoniani rappresenta un diritto esigibile in presenza di determinate condizioni verificate dal sistema sanitario.

Sarebbe molto grave se la proposta, nonostante il parere positivo della Commissione di garanzia, sulla sua ammissibilità giuridica e dunque sulla sua piena costituzionalità, venisse giudicata inammissibile dal Consiglio regionale, in quanto si determinerebbe un vero e proprio abuso sull’iniziativa popolare, che rappresenta un potere dello stato al pari di quello legislativo.