In Emilia-Romagna sono state depositate le 7.289 firme per “Liberi Subito”

Si tratta della terza Regione italiana dopo Abruzzo e Veneto. La proposta di legge intende regolamentare l’aiuto medico alla morte volontaria

Da Bologna, Marco Cappato commenta: “Le persone che hanno firmato chiedono una legge regionale per evitare che le persone malate siano costrette a soffrire contro la propria volontà”

Sono 7.289 le firme depositate questa mattina in Viale Aldo Moro a Bologna a favore di  Liberi Subito, la proposta di legge per regolamentare l’aiuto medico alla morte volontaria elaborata dall’Associazione Luca Coscioni. Oltre all’Emilia Romagna, anche Abruzzo e Veneto hanno depositato le firme. Piemonte e Friuli-Venezia Giulia hanno raggiunto la soglia necessaria e sono prossime al deposito, mentre altre regioni si stanno preparando per iniziare la raccolta.

In Emilia Romagna, dopo il deposito, la proposta di legge – già dichiarata ammissibile dalla Consulta di Garanzia Statutaria – sarà esaminata dall’Assemblea legislativa, che effettuerà una istruttoria in Commissione e poi la sottoporrà a discussione, presentazione di emendamenti e votazione in Aula.

“Le migliaia di persone che hanno firmato anche in Emilia-Romagna hanno voluto mandare un messaggio a chi li rappresenta. Le persone malate non devono più essere costrette a subire sofferenze insopportabili contro la loro volontà. Serve una legge che eviti attese lunghe anche due anni e calvari nei tribunali per vedere rispettate le proprie volontà. La necessità di poter essere liberi di decidere nel fine vita non ha colore politico, è un tema fortemente sostenuto, secondo i recenti sondaggi, dalla stragrande maggioranza degli elettori in modo trasversale, da destra a sinistra, da laici e cattolici, da persone di tutte le fasce di età. Libertà di scelta non significa imporre una scelta a qualcuno ma permettere che ognuno sia libero di esercitare la propria volontà”. Al deposito erano presenti anche i consiglieri regionali Silvia Piccinini del Movimento Cinque Stelle, Antonio Mumolo del Partito Democratico e Silvia Zamboni di Europa Verde.

Nel frattempo Marco Cappato, rappresentante legale dell’Associazione Soccorso Civile, Felicetta Maltese e Virginia Fiume, che avevano accompagnato lo scorso 6 febbraio la signora Paola in Svizzera per la morte volontaria tramite autosomministrazione del farmaco letale, sono ancora in attesa della decisione del GIP di Bologna in merito alla richiesta di archiviazione proposta dalla Procura della Repubblica. La signora Paola ha dovuto recarsi all’estero in quanto non poteva accedere “all’aiuto al suicidio” in Italia perché, come già accaduto a Massimiliano, Romano (affetto da parkinsonismo) e Elena Altamira (paziente oncologica), non era in possesso di uno dei requisiti previsti dalla sentenza della Consulta 242/2019 relativa al caso Cappato-Antoniani, ovvero non era “tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale”.