Cannabis terapeutica, esprimiamo vicinanza al The Hemp Club: “Basta criminalizzare chi si sostituisce allo Stato”

the hemp club milano

L’Associazione Luca Coscioni esprime vicinanza e solidarietà al The Hemp Club di Milano, a partire dal suo presidente Raffaello D’Ambrosio, perché ne riconosce l’intenzione di sopperire a gravi mancanze istituzionali”.

A dichiararlo sono Marco Perduca, presidente Comitato Referendum Cannabis, Marco Cappato e Matteo Mainardi dell’Associazione Luca Coscioni.

Cappato e Mainardi, insieme a Mina Welby, sono soci onorari del Club. Il The Hemp Club da anni si batte per l’accesso alla cannabis terapeutica ed è, da sempre, pubblicamente a favore di una revisione dell’attuale legislazione in materia di droghe. Fin da subito ha pubblicizzato le proprie azioni sapendo che si trattava di attività non normate, anche se recentemente al centro di sentenze della Cassazione o assoluzioni come l’ultima relativa a condotte simili messe in atto dalla ex deputata radicale Rita Bernardini con finalità sovrapponibili a quelle del Club di Milano”.

“La buonafede del Club”, continuano Perduca, Cappato e Mainardi, “è confermata dalle decine di visite mediche mensili con il rilascio di altrettante prescrizioni per cannabis. Per questo motivo lo Stato non può renderli penalmente responsabili del loro essersi sostituiti alle istituzioni nel tentativo di aiutare chi non trovando beneficio dalle medicine tradizionali non riesce a reperire quanto previsto da un piano terapeutico a base di cannabinoidi concordato con chi può firmare ricette mediche”.

L’Associazione Luca Coscioni da anni è attiva perché prima fossero prescrivibili i cannabinoidi a fini terapeutici e poi perché lo Stato ne aumentasse la produzione o importazione sulla base del fabbisogno reale di chi ne ha bisogno.  

Tra la produzione presso lo stabilimento farmaceutico fiorentino, le importazioni dirette dall’Olanda e i vari bandi lanciati negli ultimi anni, non si arriva a reperire neanche un terzo delle tre tonnellate di fabbisogno certificato dalla Giunta internazionale per gli stupefacenti delle Nazioni Unite. Le piante non coltivate in serre che rispettano i protocolli internazionali non sono necessariamente quelle previste dalle ricette delle persone che ne hanno bisogno, ma sicuramente rappresentano un aiuto significativo, se non fondamentale, per chi per mesi non trova quel che il proprio piano terapeutico prevede.