Fine vita, ecco la nostra proposta di legge regionale

Filomena Gallo commenta: “Troppi ritardi e incertezze ostacolano l’applicazione della sentenza della Corte costituzionale Cappato-Antoniani”

Alla luce delle recenti vicende che hanno coinvolto Federico Carboni (“Mario”), “Antonio” e Fabio Ridolfi, l’iniziativa si pone l’obiettivo di dare immediata applicazione alla sentenza della Corte costituzionale nel rispetto di procedure e tempi certi.

In attesa che il Parlamento prenda atto che il testo in discussione non risolve, anzi complica a discapito dei malati, le attuali discriminazioni in tema di accesso alla morte assistita, l’Associazione Luca Coscioni promuove una legge regionale chiedendo alle regioni di legiferare, nell’ambito delle loro competenze, affinché ad ogni malato siano garantite le adeguate verifiche in tempi certi e ragionevoli così come anche affermato dal Ministro Speranza che, in data 20 giugno 2022 ha inviato una lettera a tutti i Presidenti di Regione in cui precisa che “le strutture del Servizio sanitario nazionale sono chiamate a dare attuazione in tutti i suoi punti alla sentenza della Corte costituzionale”.

La lettera chiarisce che “è evidente che i costi del suicidio medicalmente assistito non possano ricadere sul paziente che seguendo l’iter indicato dalla Corte costituzionale, si sia rivolto al Servizio sanitario nazionale”.

“Negli ultimi mesi le storie dei malati che si sono rivolti all’Associazione Coscioni sono state fondamentali per individuare le maggiori criticità e i passaggi sui quali una legge nazionale ha il dovere di intervenire, ma sono altrettanto fondamentali le Regioni, per definire i tempi e le procedure già individuate dalla sentenza costituzionale, abbattendo gli ostacoli procedurali e consentendo un accesso agevole al suicidio medicalmente assistito” afferma Filomena Gallo, segretario nazionale dell’associazione Luca Coscioni e co-difensore di Mario, Antonio e Fabio.

Federico Carboni, “Mario”, ha dovuto attendere quasi due anni da quando ha inviato la sua richiesta all’azienda sanitaria per la verifica delle condizioni ai sensi della sentenza n. 242/2019, e solo a seguito dell’attivazione delle giurisdizioni, sia penali che civili è riuscito ad accedere, per la prima volta in Italia, alla morte assistita tramite suicidio medicalmente assistito.

Antonio” 44 anni, paziente marchigiano tetraplegico dal 2014, dopo mesi di attesa ha ricevuto la risposta positiva sugli esiti delle verifiche effettuate dalla Commissione medica istituita presso l’ASUR Marche, ma come già successo in passato, mancano le indicazioni dell’azienda sanitaria sul farmaco e sulle modalità di autosomministrazione.

La storia di Fabio Ridolfi testimonia quanto sia cruciale l’individuazione di una cornice temporale entro la quale il servizio sanitario debba intervenire in risposta alle richieste dei malati: Fabio, infatti, ha dovuto scegliere una strada diversa, ovvero l’interruzione delle terapie con sedazione profonda rispetto a quello che avrebbe voluto ovvero il suicidio medicalmente assistito.

“Questi ritardi sono illegittimi in quanto incompatibili con le urgenze che caratterizzano situazioni di sofferenza nell’ambito del fine vita: per questo motivo definire i tempi e le procedure già delineate dalla Corte costituzionale rappresenta un dovere improcrastinabile delle Regioni affinché venga applicato un diritto sancito a livello costituzionale senza ritardi e pregiudizi per chi soffre” conclude Filomena Gallo.

L’iniziativa dell’Associazione Luca Coscioni trova subito una sponda nelle Regione Marche, dove il consigliere d’opposizione Maurizio Mangialardi, intervenuto questa mattina nel corso del Consiglio Generale dell’associazione, ha dichiarato:  “Da parte mia mi impegno a offrire il massimo impegno a supporto della proposta di legge dell’associazione Luca Coscioni, in Regione Marche ma anche con il coinvolgimento di altri consigli regionali. La politica deve prendere in mano le decisioni. A livello nazionale la sezione PD delle Marche è stata l’unica ad aderire formalmente al referendum. Depositiamo la proposta di legge in Regione dove in occasione dei casi Carboni, Ridolfi e ora Antonio il Governo non è stato finora in grado di dare a queste persone una dignità temporale,nonostante varie pressioni”.