Ecco cosa aveva detto Walter De Benedetto alla VI Conferenza Nazionale sulle Droghe

La VI Conferenza sulle Droghe si era svolta a Genova il 27 e 28 novembre 2021

Buongiorno a tutti,
per prima cosa vorrei ringraziare il Governo Italiano per l’invito a questa Conferenza Nazionale sulle Droghe che da tempo non aveva luogo. Un grazie speciale va al Ministro Fabiana Dadone, per la sensibilità dimostrata nei miei confronti.

Sono venuto fino a Genova dopo due anni in cui la mia storia è salita alla ribalta delle cronache italiane per raccontare qualcosa a cui tengo molto. Quello che è accaduto a me accade ogni giorno a tanti altri malati, nell’indifferenza generale di chi dovrebbe occuparsi della salute pubblica. Non mi sto riferendo alla mia vicenda giudiziaria e processuale, che non ha niente a che fare con ciò che considero il male che attanaglia l’Italia quando si parla di cannabis terapeutica.

Badate bene che non è neanche lo stigma della guerra alla droga e la conseguente caccia alle streghe a preoccuparmi, anche se effettivamente è preoccupante che, mentre gran parte del mondo si organizza per legalizzare o depenalizzare il consumo di droghe leggere, lo Stato Italiano si occupi della regolamentazione dei comportamenti privati dei propri cittadini. Per me la più grande battaglia da combattere riguarda il rapporto tra medico e paziente e tra paziente e sistema sanitario nazionale.

Capita troppo spesso che un malato non veda riconosciuta la cannabis nelle quantità richieste e nelle modalità di somministrazione preferite soltanto perché intorno al tema si è instaurata una coltre di nebbia che rende impossibile vederci chiaro. Esiste una gran quantità di malati e una variegata qualità di patologie per le quali le cure a base di cannabinoidi sarebbero essenziali, aiutando i pazienti a vivere meglio la condizione patologica. Purtroppo quello che posso testimoniare è che noi pazienti non riusciamo a trovare interlocutori competenti e capaci di ascoltarci.

Noi pazienti della prima ora abbiamo imparato da soli ad usare il fiore della cannabis, giorno dopo giorno, arrivando anche ad auto-coltivare, per avere la possibilità di curarci con le tipologie a noi più adatte. Questo fiore è entrato nel nostro quotidiano e siamo divenuti esperti e consapevoli del valore che può avere per la qualità delle nostre vite. Ma – ahimè – ci troviamo troppo spesso di fronte a dei medici che invece ne ignorano il valore terapeutico perché non conoscono questo fiore come lo conosciamo noi.

Di fronte ad un sistema sanitario che non ne approvvigiona a sufficienza, ci troviamo in un paese che non ho ancora deciso di legalizzarne l’uso per tutti. Chi governa è consapevole che circa il 10% della popolazione italiana la consuma regolarmente alimentando le mafie, per buona pace di chi pone sul tema questioni ideologiche, giuridiche o criminologiche di qualsiasi natura e forma. Ogni giorno un italiano su dieci è costretto ad accedere al mercato nero alimentando il narcotraffico, unica risorsa possibile.

Basterebbe poco quindi, basterebbe una legge giusta, un sistema sanitario al passo coi tempi e una società informata perché anche noi malati possiamo iniziare a coltivare nelle nostre case il tipo di cannabis che più si confà alle nostre esigenze, senza che nessuno possa arrogarsi il diritto di raccontare a noi, che da decine di anni ci auto curiamo, quale sia la scelta migliore. C’è bisogno di un pensiero pratico e utilitaristico: a che cosa serve o a chi serve la cannabis illegale e a chi giova incarcerare qualcuno per dieci anni per aver coltivato dieci piante per se stesso?

Io ci sono passato e con me anche Marco. Io ho avuto il coraggio di sfidare il sistema e io e Marco abbiamo vinto una battaglia, ma siamo ancora in guerra! Pur sapendo che a cercar giustizia si trova la legge, noi moderni Sante Pollastri vorremmo da banditi diventar campioni! Che questo mio saluto sotto forma di appello serva a portare tutti gli italiani a votare per la cannabis legale al prossimo importante referendum nazionale.

Grazie a tutti!

VDB


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