È illegittimo imporre il cognome paterno alla nascita

Lo ha deciso la Corte costituzionale. L’Associazione Luca Coscioni e Vox Osservatorio italiano sui diritti avevano presentato delle osservazioni: “Finalmente superata concezione patriarcale della famiglia in contrasto con principio di uguaglianza tra uomo e donna”

Oggi la Corte costituzionale, con un procedimento in Camera di Consiglio, a cui erano state ammesse le Osservazioni depositate dagli avvocati Filomena Gallo, Massimo Clara, Angelo Calandrini e Cinzia Ammirati per l’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica e l’Associazione Vox Osservatorio italiano sui diritti, ha dichiarato “discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre. Nel solco del principio di eguaglianza e nell’interesse del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale. Pertanto, la regola diventa che il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due. In mancanza di accordo sull’ordine di attribuzione del cognome di entrambi i genitori, resta salvo l’intervento del giudice in conformità con quanto dispone l’ordinamento giuridico”.

La Corte infatti aveva sollevato dinanzi a sé la questione di legittimità costituzionale dell’art. 262, primo comma, del codice civile nella parte in cui, in mancanza di accordo dei genitori, impone l’acquisizione alla nascita del cognome paterno, anziché dei cognomi di entrambi.

“Rispetto al cognome dei figli, nonostante le proposte di legge depositate, ancora una volta la Corte costituzionale si trova costretta ad intervenire in supplenza del Parlamento, invitato ripetutamente ad introdurre una normativa organica in tema di attribuzione del cognome dei figli – hanno dichiarato Filomena Gallo, Segretario Nazionale e avvocato rappresentante dell’Associazione Luca Coscioni intervenuta nel giudizio di legittimità costituzionale, insieme al collega avv. Massimo Clara – “La Corte ha, dunque, dichiarato l’illegittimità costituzionale di tutte le norme che prevedono l’automatica attribuzione del cognome del padre, con riferimento ai figli nati nel matrimonio, fuori dal matrimonio e ai figli adottivi. È compito del legislatore regolare tutti gli aspetti connessi alla presente decisione. Siamo soddisfatti che questo percorso sia stato completato per superare definitivamente il  retaggio di una concezione patriarcale della famiglia e di una tramontata potestà maritale, non più coerente con i princìpi dell’ordinamento e dell’eguaglianza tra uomo e donna”.

Conclude Filomena Gallo: “Dal 2008 l’Associazione Coscioni lavora, nell’ambito di una conferenza permanente, con professionisti ed esperti della materia ad un pacchetto di riforme del diritto di famiglia, per promuovere una nuova prospettiva culturale con cui guardare ai tanti volti assunti dalle famiglie e dei legami affettivi, incentrata sul concetto di “amore civile”. Al centro della conferenza temi come le unioni di fatto e omosessuali, il divorzio breve, la mediazione familiare, la parità tra figli nati fuori e dentro il matrimonio, le adozioni e l’affido, la violenza dentro le mura domestiche, le nuove forme di convivenza e le scelte personali delle persone in ogni fase della vita, e appunto, il diritto ad attribuire il cognome di entrambi i genitori”. Nel 2010 il lavoro dell’Associazione Coscioni e di altri esperti coordinati dal magistrato Bruno De Filippis, determinò il deposito di due proposte normative nei due rami del Parlamento,  per la riforma del Libro I del Codice civile. In quelle proposte normative, apparentemente ignorate, era contenuto tutto ciò che sarebbe avvenuto negli anni successivi. Infatti, nel 2012-2013 fu finalmente approvata una mini riforma del diritto di famiglia, seguì il divorzio breve (2015), la regolamentazione delle coppie di fatto ed il riconoscimento delle unioni civili (2016), fino al testamento biologico (2017) a fine legislatura proprio nei giorni in cui Marco Cappato era a processo per una disobbedienza civile, imputato per i reati di cui all’art. 580 c.p.

L’Associazione Vox Osservatorio italiano sui diritti, dalla costituzione è impegnata per la difesa di diritti fondamentali contro ogni forma di discriminazione. Le osservazioni congiunte con l’Associazione Luca Coscioni depositate nel giudizio ord. 25/2021 oggi deciso, hanno voluto esporre in rappresentanza della società civile ulteriori elementi utili alla decisione della Corte.  Restiamo in attesa di conoscere la sentenza.