Su #ReferendumCannabis la Treccani prende il solito granchio

In un post ospitato sul sito della Treccani, da ritenersi quindi in linea con la direzione editoriale dell’Istituto che lo pubblica, Gianluigi Pellegrino, Avvocato, esperto di diritto amministrativo, s’è affrettato a dar ragione a quanto pronunciato dal Presidente della Consulta Giuliano Amato in conferenza stampa il 16 febbraio scorso a mo’ di spiegazione delle dichiarazioni di ammissibilità dei referendum.  

Possibile che qualcuno dell’esperienza, e dei (presunti) successi “politici”, di Pellegrino si getti a sostegno di Amato senza citare (aver letto?) neanche una riga delle sentenze sui referendum? Possibile che un avvocato in poche parole si allinei toto corde a una sentenza senza prendere in considerazione pagine e pagine di argomentazioni o preoccuparsi di dare un’occhiata anche alle memorie difensive? Possibile che, proprio come ha fatto Amato, prima di attivare la ghigliottina di giudizi negativi occorra sempre fare professione di buona fede premettendo favore riformatore relativamente a quanto falcidiato perché inadeguato al compito prefissato?

Pellegrino si interessa dei tre quesiti che sono stati bocciati: eutanasia, cannabis e responsabilità dei magistrati. A me interessa quanto scrive, con tanto di refuso, relativamente al secondo.

Prima mi voglio adeguare al clima prevalente condividendo due righe superficiali sulla Treccani… La Treccani è l’Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti (abbreviata in Enciclopedia Italiana) nota come La Treccani. Viene definita la più famosa enciclopedia in lingua italiana ed è edita a cura dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondato nella Capitale 18 febbraio 1925 da Giovanni Treccani e Giovanni Gentile. Anni in cui il regime fascista era dedito a costruirsi una reputazione basata sulla manipolazione della storia a sostegno di purezze razziali e politiche liberticide. 

Queste origini, e blasonato pedigree, la rendono il miglior parcheggio per ex politici: il presidente è Franco Gallo, già Ministro Tecnico di Ciampi, professore emerito di diritto tributario, già giudice dello Consulta e via snocciolando – Anche Giuliano Amato ha seduto su quella poltrona, ci mancherebbe – mentre Massimo Bray, ex Ministro Tecnico di Letta, deluso dall’esperienza parlamentare che non lo valorizzava a dovere, si è dimesso dal seggio alla Camera per tornare alla casa madre nel ruolo di Direttore, non sia mai…

Negli anni la Treccani ha preso topiche, o suscitato dibattiti, che vanno dalla definizione di “donna” allo scambiare “outing” per “coming out” (chi è senza peccato scagli il primo tweet!) o animato dibattiti culturali con M¥SS KETA, probabilmente per non dare l’impressione di essere una Loya Jirga dove le donne praticamente non esistono. Infine è superficialmente interessante notare come la prima edizione della Treccani fu pubblicata tra il 1929 e il 1937, anni in cui, nel Codice Rocco, si codificavano l’omocidio del consenziente e il suicidio assistito…

Ma veniamo ai “macigni” evocati dal post di Pellegrino: “Sulla cannabis” scrive il figlio dell’onorevole Giovanni già presidente di varie commissioni parlamentari tra qui la famigerata bicamerale per le riforme “poi si univano disattenzioni nella formulazione del quesito e la espressa pretesa di legalizzare la coltivazione delle droghe pesanti come è puntualmente vietato da plurime convenzioni internazionali”.

È vero che di fronte alla sciatteria sarebbe più utile un commento volgare che un ragionamento, ma portando la responsabilità di aver investito tempo e risorse oltre che il sostegno di 630.000 sottoscrizioni in calce al quesito referendario mi corre l’obbligo di rispondere puntualmente.

Se l’avvocato Pellegrino avesse trovato il tempo di leggere le 19 pagine della sentenza avrebbe scoperto che non si rinviene la supposta disattenzione nella formulazione del testo, anzi, contrariamente a quanto affermato anche da Amato in conferenza stampa, i giudici hanno riconosciuto che “indirettamente”(bontà loro) la cannabis era interessata dai ritagli normativi proposti! 

Inoltre, si badi bene, quei ritagli riguardavano sì la “coltivazione” ma la coltivazione di piante e non di sostanze! Cosa ostava all’avvocato interrogare l’autorevole sito che lo ospita per chiarirsi le idee su cosa sia una pianta e cosa una sostanza stupefacente?   

Ma siamo poi così certi al 100 percento, come Amato, la Consulta e Pellegrino e buona parte della risacca generata dai titolisti nostrani, che le plurime, cioè tre, convenzioni internazionali “vietino la coltivazione (sic.) delle droghe pesanti”? Possibile che nessuno sappia che Uruguay, Canada e Malta, oltre 19 stati USA, e presto Lussemburgo e perfino la Germania, abbiano modificato le loro leggi sulla cannabis senza dover uscire dalla Convenzioni o subire reprimende da parte dell’ONU?

Il referendum non intaccava le tabelle nazionali o internazionali cancellando piante o sostanze, interveniva sulle condotte! Eliminava la coltivazione di quanto tabellato dal Testo unico 309/90, lasciando intoccate le attività di estrazione, raffinazione, fabbricazione e produzione, condotte necessarie per trasformare le piante in sostanze. Inoltre non interveniva in quegli articoli della Legge che puniscono (anche) la coltivazione all’ingrosso. Ne risultava un lavoro certosino che avrebbe tolto il carcere per la coltivazione domestica della più amata dagli italiani: la cannabis!

E invece no, niente di tutto questo è stato degnato da Pellegrino prima di scrivere il suo post sbrigativo che però, aulicamente, si conclude così: “Ma dire tutto questo non toglie che non sono stati cavilli a fermare quei referendum ma roccaforti della nostra Costituzione che oggi possono dispiacerci, ma, come avevamo detto anche a caldo, in realtà e per fortuna, ci proteggono”. Mi erano sfuggiti i commenti a caldo ma se c’è una cosa ormai certa è la giurisprudenza della Consulta che continua a non far arrivare al voto del popolo sovrano decisioni che lo riguardano direttamente infilandosi in giudizi di merito relativi alla norme di risulta piuttosto che ai motivi per cui, secondo l’articolo 75 della Costituzione, non si possono presentare referendum: leggi tributarie o di bilancio, amnistia e indulto e norme che autorizzano la ratifica di trattati internazionali.

La Treccani è considerata come probabilmente la massima impresa editoriale italiana in ambito culturale, nonché una delle più importanti enciclopedie del XX secolo. Ecco, se tanto mi dà tanto W Wikipedia dove almeno si possono correggere le str… anezze ospitate.