Chi è vaccinato contagia meno

Una delle argomentazioni di chi è contrario all’obbligo di vaccinazione è che chi è vaccinato continua ad avere capacità infettanti e quindi la vaccinazione serve a tutelare sé stessi più che la collettività. E quindi se vaccinarsi o meno, è una questione unicamente personale da gestire salvaguardando la libertà del singolo. Questo potrebbe essere vero, ma solo in parte (piccola). 

Quando un virus incontra una persona vaccinata, si trova di fronte livelli di anticorpi e di cellule immunitarie che neutralizzano la gran parte delle particelle. La replicazione virale è bloccata sul nascere, il numero delle particelle virali resta basso nei fluidi corporei, i sintomi sono attenuati, non si finisce in terapia intensiva e tanto meno al cimitero. Quante particelle virali in particolare sfuggono a questo setaccio immunologico? Non lo sappiamo ed è sotto indagine, ma anche ammettendo che in certi distretti (come naso e bocca) la replicazione virale sia inibita meno (o più lentamente) che altrove, certamente non lo sarà per niente.

Ecco perché le autorità competenti invitano ancora i vaccinati a usare mascherine e mantenere il distanziamento sociale: perché non conosciamo ancora a sufficienza il livello residuo di trasmissibilità dei vaccinati, soprattutto nei confronti delle persone più fragili. 

Una cosa però si può dire senza timore di sbagliare troppo: se i sintomi sono pochi in un vaccinato venuto a contatto col virus, è perché in lui/lei il virus si è replicato meno che in un non-vaccinato e quindi ce ne è meno nei suoi fluidi corporei (inclusa la saliva) e quindi ne trasmette meno con le goccioline emesse dalla propria bocca. E quindi vaccinare aiuta senz’altro anche a contenere i contagi.