Si accende la campagna referendaria per l’Eutanasia Legale a Bari

Marco Cappato chiama a raccolta i baresi: “Il referendum è per chi, come la pugliese Daniela, morta di dolore prima di andare in Svizzera”

Tutte le informazioni sulla campagna referendaria sono sul sito del Comitato promotore. A supporto gli utenti potranno conversare con un chatbot apposito.

La campagna referendaria Eutanasia Legale ha preso ufficialmente il via oggi a Bari con la conferenza stampa organizzata dall’Associazione Luca Coscioni e dal Comitato Promotore.

Tutte le info sui punti di raccolta disponibili al sito del Comitato promotore, dove è disponibile anche un chatbot (un motore di ricerca in grado di rispondere in automatico alle domande sul referendum) sviluppato da un’azienda barese, QuestionCube, che ha messo a disposizione del Comitato Promotore la possibilità di rispondere a un numero potenzialmente infinito di domande dei cittadini.

Obiettivo sono le 500.000 firme da raccogliere a livello nazionale entro il 30 settembre.  In generale sarà possibile da qui alle prossime settimane aderire alla campagna anche presso il Comune di Bari, o presso avvocati notai registrati: il loro ruolo è infatti fondamentale nell’ambito della raccolta firme perchè hanno la facoltà di autenticarle, insieme a cancellieri, parlamentari, sindaci, assessori, consiglieri comunali, consiglieri regionali e dipendenti comunali.

Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, commenta:

Ci appelliamo alla cittadinanza per rafforzare sempre di più la nostra rete chiedendo di unirsi e partecipare direttamente e a comunicarci la disponibilità come volontari o autenticatori a questa grande battaglia di civiltà sul sito https://referendum.eutanasialegale.it/”.

Unico ostacolo è il ceto politico, unico potere che può impedire di arrivare al referendum. La gente comune sa già di cosa stiamo parlando meglio dei politici. Sa che stiamo parlando di potere evitare di soffrire alla fine della vita per chi lo vuole e lo decide. Per questo senza che ci sia mai stato un grande dibattito in aula, stiamo rilevando un grande entusiasmo della gente intorno all’iniziativa. Basta infatti aprire un tavolino e a Bari, a Lecce, a Foggia e in tutta Italia e si crea la coda per firmare.

La gente sa di cosa si parla, e questa è la nostra forza, perché si riconosce nelle storie di fine vita, come quella di Daniela, la donna 37 anni, pugliese, affetta da una grave forma di tumore al pancreas, che avrebbe voluto poter scegliere di porre fine alle sue sofferenze, ma non ha fatto in tempo ad andare in Svizzera per ricorrere al suicidio assistito.

Daniela, (qui il suo video messaggio lasciato prima di morire all’Associazione Luca Coscioni ) voleva essere “libera di morire nel migliore dei modi” accanto ai suoi cari. Aveva contattato l’Associazione Luca Coscioni e a febbraio aveva chiesto alla Asl di Roma, dove viveva, e al relativo Comitato Etico, la verifica e l’attestazione delle condizioni necessarie per poter ricorrere – in applicazione della sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale – al suicidio assistito.

La risposta negativa fece impugnare a Daniela il diniego ricevuto e, grazie alla difesa coordinata dall’avvocato Filomena Gallo, Segretario dell’Associazione Luca Coscioni, ricorre d’urgenza al Tribunale di Roma per ottenere le verifiche previste dalla sentenza Cappato. L’udienza viene fissata per il 22 giugno, ma non vi arriva in tempo.