Il Parlamento batte un colpo sul suicidio assistito. Per l’eutanasia legale si firma per il referendum

Nota di Filomena Gallo e Marco Cappato

Con la decisione di oggi della riunione Capigruppo delle commissioni congiunte Giustizia e Affari sociali della Camera, il Parlamento italiano finalmente batte un colpo sul tema dell’aiuto alla morte volontaria.

È il primo segnale di vita a quasi tre anni dal primo richiamo della Corte costituzionale, ribadito poi un anno dopo in occasione della sentenza “Cappato-Dj Fabo”.

A fronte di casi come quello di “Mario“, che da 10 mesi attende dal Servizio Sanitario Nazionale la verifica delle condizioni per accedere al suicidio assistito, è evidente la necessità di una legge che come minimo recepisca operativamente la riforma già realizzata dalla Corte costituzionale.

A meno di due anni dalla scadenza naturale della legislatura, non sappiamo se le Camere faranno in tempo a migliorare ed approvare il testo base. Va comunque tenuto presente che la sentenza della Consulta e il disegno di legge licenziato dalla capigruppo, escludono dall’aiuto alla morte volontaria i pazienti che non siano tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale (ad esempio i malati di cancro) ed escludono l’eutanasia attiva da parte del medico su richiesta del paziente.

Per legalizzare l’eutanasia in questa legislatura l’unico strumento che dà garanzie di una scelta prima della fine della legislatura è il referendum per l’eutanasia legale. Se anche il testo base fosse approvato nell’attuale versione, il referendum si terrebbe comunque perché agisce su un diverso articolo del codice penale, abrogando parzialmente l’articolo 579 codice penale (omicidio del consenziente), mentre il testo approvato oggi interviene unicamente sull’art. 580 codice penale (aiuto al suicidio).