L’assenza della firma digitale nel Decreto Recovery esclude il tema della democrazia

Marco Cappato e Filomena Gallo: “Il Parlamento rimedi entro l’avvio della campagna sul referendum eutanasia, il 30 giugno”

Sarà oggi sul tavolo del Consiglio dei Ministri il “Decreto Recovery”, che contiene norme su semplificazioni delle opere, sulla gestione e la governance dei fondi europei. La bozza evidenzia un grande assente sul tema digitalizzazione del Paese: la democrazia.

Eppure il Ministro Vittorio Colao era stato raggiunto da una proposta del Presidente dell’Associazione Luca Coscioni, Marco Gentili, malato di sla, che con un appello firmato da oltre 1250 cittadini aveva chiesto di intervenire urgentemente per introdurre la firma digitale su referendum e iniziative popolari, in vista della raccolta firme sul referendum per l’eutanasia legale, al via il 30 giugno fino al 30 settembre.

Gentili, firmatario del quesito referendario depositato in Cassazione, affermava nella sua lettera a Colao che:

Le attuali procedure di raccolta delle firme per referendum e iniziative popolari, previste da una legge di cinquant’anni fa, sono state giudicate contrarie al diritto dei cittadini a partecipare alla vita pubblica dal Comitato diritti umani dell’Onu nel caso Staderini-De Lucia vs Italia, proprio a causa delle “irragionevoli restrizioni” che ostacolano l’azione dei Comitati promotori.

Con lo scoppio della pandemia, raccogliere le firme è diventato ancora più difficile, tra limitato accesso agli uffici comunali e agli spazi pubblici, regole di sicurezza e distanziamento. Per chi si trova in condizioni di malattia e grave disabilità, poi, l’esclusione degli strumenti digitali per la raccolta delle firme diventa, di fatto, un impedimento assoluto alla partecipazione democratica.

A più di tre settimane dall’invio della lettera, dunque, il Governo non ha ritenuto di accogliere la richiesta di Gentili, ed ha escluso dal decreto semplificazioni la firma con SPID e CIE per referendum e iniziative popolari. Filomena Gallo e Marco Cappato, Segretario e Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni commentano: “È grave che il Governo e il Ministro Colao abbiano deciso di tenere fuori dal decreto recovery il tema che dovrebbe essere alla base della politica: la democrazia.

Una scelta ancor più insensata se si pensa che lo strumento SPID è già al cuore del testo presentato in Consiglio dei Ministri: sarebbe bastato estenderne l’uso per la firma su referendum e iniziative popolari. A fronte dei 13 miliardi investiti nel recovery fund per la digitalizzazione del Paese, un’operazione del genere avrebbe avuto un costo irrisorio: appare perciò paradossale che la partecipazione dei cittadini venga esclusa dall’innovazione tecnologica, proprio quando la pandemia ha indotto a spostare tutte le attività umane dall’offline al digitale.

Ci auguriamo che il Parlamento voglia rimediare immediatamente a questo atto di ostilità contro la partecipazione democratica al momento di conversione del decreto”

Sull’urgenza del tema, ricordata dalla decisione del Comitato diritti Umani dell’Onu “Staderini De Lucia vs Italy” che ha condannato l’Italia in materia referendaria, Gallo e Cappato aggiungono infine che: “Se si perde l’occasione di introdurre nel 2021 la firma con SPID sui referendum, non potranno esserci sottoscrizioni digitali sui referendum prima del 2024, perché la legge vieta la raccolta dall’anno prima della scadenza  legislatura. Per garantire i diritti referendari serve agire subito, superando grazie al digitale procedure  che prevedono bolli, autentiche, certificazioni vessatorie”.