La legge 194 a 43 anni dalla sua approvazione

aborto farmacologico in regime ambulatoriale

Gli operatori di Amica, con l’Associazione Luca Coscioni, fanno il punto sulle criticità che ancora persistono e lanciano una proposta scomoda.

“Ad ogni anniversario dell’approvazione della legge che disciplina il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) in Italia vengono eseguite analisi e mostrati dati e cifre, che evidenziano, soprattutto in alcune regioni, il persistere di diverse criticità nell’applicazione della normativa, principalmente dovute alla mancanza di volontà politica nell’applicazione di questa norma che ha avuto il merito di evitare gravi danni alla salute delle donne.

Dichiarano Anna Pompili, ginecologa di AMICA (Associazione medici italiani contraccezione e aborto) e Mirella Parachini, ginecologa e vice segretario dell’associazione Luca Coscioni: “Se da un lato va salutato con soddisfazione l’accoglimento da parte del Ministero della Salute degli appelli delle nostre associazioni, che ha portato all’aggiornamento delle “ Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine” nell’agosto 2020 (qui), dall’altro persistono ancora gravi ritardi nel recepirle da parte delle Regioni, con la sola eccezione, al momento, del Lazio. In particolare, è necessario implementare percorsi ben definiti per l’applicazione del metodo farmacologico fino al 63°giorno di amenorrea e in regime di day hospital e ambulatoriale, anche garantendo una adeguata formazione degli operatori.”

Intanto l’Associazione Luca Coscioni prosegue nel suo impegno nella campagna “Aborto al sicuro”, per facilitare l’accesso alle strutture che si occupano di IVG tramite proposte di legge regionali e per migliorare l’accesso alle informazioni sui rischi dell’aborto fai-da-te, in italiano e nelle lingue più parlate dalle donne straniere in Italia.

Gli operatori di AMICA, con l’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, in questa occasione analizzeranno le criticità della legge ormai non più sostenibili, per arrivare alla proposta di modificare una legge, che se da una parte non funziona perché non bene applicata, dall’altra contiene in sé le ragioni della sua inadeguatezza.

Una legge che obbliga ancora oggi le donne ad andare all’estero per interrompere una gravidanza nel secondo trimestre, condizione pur prevista dalla 194 ma con dei limiti ostativi invalicabili, non è una buona legge e va cambiata.