Firma digitale, ecco perché mi appello al Ministro Colao

Gentili vs Colao

Con convinzione ho sottoscritto l’appello al Ministro Colao affinché subito si attivi per garantire il diritto all’utilizzo della firma digitale, in occasione della raccolta firme per il referendum sull’Eutanasia legale, una modalità persino promossa dalle Nazioni Unite, è impensabile che chi come me deve già affrontare le conseguenze di una malattia neurodegenerativa, non possa esercitare i suoi diritti di partecipazione democratica, pur possedendo gli strumenti per poterlo fare.

Intendo rafforzare il mio appello inserendolo in un discorso più ampio e ricollegandolo a battaglie che già in precedenza ho cercato di portare avanti, per garantire a tutti una qualità della vita migliore, per la quale è imprescindibile riuscire a dare quel contributo di partecipazione alla vita sociale e politica, anche semplicemente far sentire la propria voce, così da essere cittadini nel vero senso della parola. 

In questi anni i ritrovati e le invenzioni tecnologiche hanno fornito una serie di strumenti fino a pochi anni fa impensabili, grazie ai quali l’assistenza prestataci e la stessa nostra possibilità di autodeterminazione, nel mantenere tutta una serie di autonomie, ha fatto un notevole passo in avanti. Siamo partiti dai puntatori ottici, fino alla firma digitale, passando per ausili che consentano una migliore mobilità. In questo periodo si fa un gran parlare di digitalizzazione, una formula che sembra rendere tutto a portata di mano, proprio perché non più fisico, immanente, per cui si svolge nel qui ed ora, come dicevano i nostri antenati, ma appunto smaterializzato, digitale e quindi sempre disponibile

Pensiamoci bene, è vero tutto ciò? Parto da una piccola parentesi personale, riferita al poter accedere ad alcuni portali della pubblica amministrazione tramite il così detto SPID (sistema pubblico di identità digitale); posso procurarmelo solo se possiedo una carta di identità elettronica, uno smartphone di ultima generazione altrimenti devo recarmi fisicamente in un ufficio, cosa è cambiato in fin dei conti, le difficoltà permangono, anche per chi semplicemente ha una mobilità ridotta. È vero la tecnologia pervade la nostra società, ma bisogna che venga trovata una strada che le permetta di esplicare tutte le potenzialità, in termine di rendere accessibile e quello di cui si ha bisogno e di consentire a tutti l’esercizio dei diritti civili garantiti dalla costituzione, come strumento che rafforzi la partecipazione e la democrazia diretta.

Digitalizzazione, innovazione tecnologica hanno un senso se diventano occasione per togliere un po’ di inutile burocrazia, per eliminare passaggi, carte bollate, pratiche ottuse, spostamenti, altrimenti si tratta solo di cambiare la riga dove apporre la nostra firma. Ecco, un’azione che io non vedo l’ora di compiere, lo spirito dei tempi me lo consente, ma la legge italiana me lo impedisce.