Riformare la Democrazia: la sfida europeista e liberale di Marco Cappato

Marco Cappato al Parlamento europeo

Intervista a Marco Cappato per Luz

Marco Cappato ha il grande rimpianto di non essere riuscito a tenere insieme le anime del Partito Radicale alla morte del suo leader storico, Marco Pannella. Da quel momento il suo impegno politico ha assunto una dimensione diversa, occupandosi di argomenti che in Italia non sono incredibilmente al centro del dibattito pubblico. Laureato in Economia e Commercio alla “Bocconi” di Milano, si occupa a tempo pieno delle battaglie per i diritti individuali con l’associazione “Luca Coscioni”.

Come definirebbe la qualità della sua vita privata rispetto ai suoi numerosi impegni lavorativi? Sente mai il bisogno di staccare o di pensare ad altro?

Il mio lavoro di attivista politico è felicemente totalizzante. Ho la fortuna di potermi occupare di temi molto diversi tra loro. Devo approfondire molto, il confine tra ciò che faccio per lavoro e ciò che invece mi piace è molto labile. Per me è una grande fortuna poter vedere nel mondo intorno a me una maggiore sintonia con i miei stessi principi e potermi impegnare affinché le cose vadano in direzione di una maggiore libertà e dei diritti individuali. L’aspetto negativo è che l’assenza di un confine non sempre è facile da conciliare con i momenti importanti di una famiglia.

Nella sua carriera quali sono stati e come ha affrontato il suo fallimento più grande e il suo più grande successo?

senza nascondere la commozione– Per molti anni con Marco Pannella siamo stati vicinissimi: abbiamo condiviso la casa a Roma e a Bruxelles, abbiamo lottato insieme per quasi un quarto di secolo. Alla sua morte ci sono state polemiche, scontri, scissioni. Non entro nel merito, ma quella che sarebbe potuta essere la transizione da una leadership personale molto forte di Marco a una leadership collettiva delle anime del partito non è andata a buon fine e per me è stato un fallimento.

Sul successo, che per chi guarda alla politica anche da attivista si misura sulla capacità di incisione nelle regole, nel governo, nella società, quello è stato senza dubbio il processo che ha portato alla legge sul testamento biologico, prima, e alla sentenza della Corte costituzionale, poi. Un iter ancora incompleto che però con l’associazione Coscioni sul fronte del fine vita ci ha dato grande soddisfazione.

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