La Spagna legalizza l’eutanasia. E in Italia? Tutto tace

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Il Parlamento spagnolo ha approvato definitivamente la legge sulla legalizzazione dell’eutanasia, che fa della Spagna uno dei quattro Paesi dell’Unione europea che consente a chi è affetto da una malattia incurabile di mettere fine alle proprie sofferenze.

Il testo, secondo le fonti ufficiali, dovrebbe entrare in vigore da giugno. Una legge approvata da deputati che in campagna elettorale dovettero rispondere al video appello Libres hasta el final  realizzato anche con il contributo dell’Associazione Luca Coscioni  e ispirato al suo video appello Parlamento fatti vivo.

“La Spagna, nonostante la pandemia, ha fatto in sei mesi ciò che il Parlamento italiano non è riuscito a fare in oltre 7 anni: avviare la discussione in Commissione parlamentare e arrivare all’approvazione di una legge che legalizza l’eutanasia” dichiara Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.

“Il Parlamento spagnolo fa compiere oggi un altro passo avanti importante all’Europa delle libertà civili. Dopo 7 anni e due richiami ufficiali caduti nel vuoto da parte della Corte costituzionale il Parlamento non ha avviato quella discussione in plenaria che i Parlamentari delle precedente maggioranza avevano garantito sarebbe avvenuta entro il 2020. Di fronte questa inerzia Mina Welby e io, che il prossimo 28 aprile saremo imputati presso la Corte di Appello di Genova dove rischiamo fino a 12 anni di carcere per l’assistenza al suicidio assistito offerto a Davide Trentini, proseguiremo con la nostra azione di disobbedienza civile”.

“In Italia le persone affette da patologie irreversibili – aggiunge la Segretario dell’Associazione Luca Coscioni, l’avvocato Filomena Gallo – alla presenza di determinati requisiti possono legalmente ottenere aiuto a porre fine alle proprie sofferenze mediante l’assunzione un farmaco letale dopo un iter da intraprendere tramite il Sistema Sanitario Nazione. Ma in assenza di una legge occorre passare dai tribunali per vedersi rispettare un diritto, proprio come è successo a Mario, un uomo che stiamo assistendo a livello giudiziario e che è in possesso di tutti i requisiti ma che ha ricevuto un diniego dall’Asl di competenza.

Il Servizio Sanitario Nazionale dunque tramite questa ASL ha negato ufficialmente quanto previsto dalla Consulta senza neppure effettuare alcuna verifica sul suo stato di salute. Per questo motivo Mario, tramite un collegio legale, ha presentato ricorso contro l’illegittimo diniego di gravità assoluta – ribadiamo quindi l’urgenza di una legge che regolamenti le scelte di fine vita a garanzia di diritti fondamentali e chiediamo al Ministro della Salute di intervenire affinché la sentenza sia applicata in tutte le strutture pubbliche del SSN nel pieno rispetto della Costituzione.