La mia “Sanpa”

Sono stato a San Patrignano.
Dal 26 al 29 gennaio 1995 Vincenzo Muccioli ospitò gratuitamente nella sua struttura il Congresso del CORA, Coordinamento radicale antiproibizionista.
Tre giorni di riunioni, di pranzi nel salone con centinaia di ragazze e ragazzi, di reciproche curiosità e diffidenze.
Ci fu anche un dibattito Muccioli – Pannella da brividi.
A un certo punto andò via la luce, e loro continuarono imperterriti a parlare, al buio, di fronte a centinaia di persone, nel silenzio più assoluto, a riconoscersi nelle loro differenze, a unirsi su un obiettivo politico preciso: mai più una persona tossicodipendente in galera!
Dopo anni di polemiche durissime, si celebrò così un’intesa politica di quell’unico genere di intese davvero feconde e creative: quelle tra chi ha storie diverse, idee diverse, metodi diversi, ma si incontra laicamente per percorrere un tratto di strada assieme, del quale la morte di Muccioli determinò la brevità.
Sulla natura della loro (nostra) diversità ci sono forse poche parole da spendere.
“Antimafia? Antiproibizionismo!” era il titolo del Congresso.
I Radicali andavano al cuore della questione politica, della legalizzazione come triplamente necessaria, nel rispetto della libertà individuale, nella riduzione del danno sanitario, nella lotta contro il profitto criminale e il danno sociale. San Patrignano incarnava la linea dura della libertà confiscata, quando necessario, “per il tuo bene”. Metto da parte per un attimo i metodi che portarono Muccioli alla ribalta anche della cronaca giudiziaria.
Accendere i riflettori su quella storia, come ha fatto la serie tv “Sanpa”, è un servizio reso anche alla San Patrignano di oggi e ai suoi eredi e gestori, perché non perdano memoria dell’impresa dalla quale sono nati e del percorso che hanno compiuto, degli errori, anche i più gravi, senza i quali oggi nemmeno esisterebbero.
Qualche riflessione in più va spesa per la politica, in particolare per quel ceto politico italiano che in parte fece a gara per nascondersi dietro le spalle di Vincenzo Muccioli, caricandoci un peso che nemmeno un omone come lui avrebbe potuto sostenere, e in parte ne prese le distanze senza la forza di costruire proposte alternative valide per milioni di consumatori e per tutti i cittadini, non solo per poche migliaia di reclusi o autoreclusi in comunità.
Eppure l’alternativa era possibile.
Nel 1993 gli italiani approvarono il referendum radicale per la depenalizzazione delle droghe portò in Italia le politiche di riduzione del danno. Il CORA era l’unica realtà antiproibizionista italiana ed era forte di adesioni trasversali e attenzione governativa. Poi però accadde ciò che a Pannella mai fu perdonato dalla sinistra ufficiale italiana: tra la vincente macchina da guerra di Occhetto, sostenuta da tutte le corporazioni dell’establishment italiano, e il parvenu Berlusconi, Pannella scelse il secondo.
Fu così che gli antiproibizionisti della sinistra ufficiale se ne andarono sbattendo la porta, con l’impegno di costruire il vero antiproibizionismo, naturalmente di sinistra. Fu proprio quello il momento nel quale Pannella suggerì al CORA, guidato da Maurizio Turco, di chiedere ospitalità al “nemico” Vincenzo Muccioli, il quale fu felice di concederla, senza condizioni, se non quella di ascoltarsi, e litigare, finendo persino per trovarsi d’accordo. Si aggiunse così scandalo a  scandalo, con l’antiproibizionismo radicale doppiamente svenduto, alla destra berlusconiana e all’autoritarismo muccioliano.
Venticinque anni dopo, possiamo permetterci di guardare la questione da lontano.
San Patrignano si è professionalizzata, managerializzata, medicalizzata, evoluta da tanti punti di vista, ma non certo quello della capacità di andare contro corrente, di confrontarsi con il “nemico”. L’antiproibizionismo nella versione radicale -cioè democratica, aperta, referendaria- si afferma in tanti Stati degli USA, e si affaccia alla Nazioni Unite, con la declassificazione della cannabis. La riduzione del danno è pratica indiscussa in Europa, anche se spesso nei fatti gestita con sciatteria.
L’antiproibizionismo della sinistra italiana ufficiale, invece, ha dovuto subire mugugnando 25 anni di umiliazioni, essendo parte integrante di almeno sette Governi -Ciampi, Dini, Prodi, D’Alema, Amato, Prodi bis, Monti, Conte bis- incapaci persino di lasciare il Parlamento libero di discutere di legalizzazione della cannabis.
Dal referendum del ’93 a oggi, la paura del confronto ha paralizzato la politica. Quella paura che Vincenzo Muccioli non ha mai avuto, nel bene e nel male di San Patrignano.