Nella settimana che ci siamo lasciati alle spalle abbiamo visto la ripresa delle audizioni degli esperti in Parlamento sulla cannabis. Ma di cosa si sta parlando?
Due proposte di legge contrapposte in discussione. Da una parte quella della Lega a prima firma Riccardo Molinari e sottoscritta da 52 deputati leghisti, dall’altra quella a prima firma Riccardo Magi (Radicali/+Europa) e sottoscritta da 19 deputati di Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e gruppo Misto.
La proposta della Lega
Depositata il 9 ottobre 2019, la proposta di legge a prima firma Molinari è composta da due soli articoli:
- l’immediato arresto di chiunque coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito o consegna per qualunque scopo cannabis. Per semplificare: se un ragazzo dopo aver “fatto un tiro” passa alla propria ragazza o al proprio ragazzo una canna, secondo la Lega ci dovrebbe essere l’arresto immediato;
- dopo l’arresto immediato l’incarcerazione. Secondo la proposta della Lega la pena dovrebbe andare dai 3 ai 6 anni di carcere con una sanzione dai 5mila ai 20mila euro. E questo in modo tassativo perché la proposta chiede di eliminare le pene alternative al carcere, come i lavori di pubblica utilità. Se invece la persona coltiva o detiene cannabis e il giudice non riscontra la “lieve entità”, la pena dovrebbe salire dai 6 ai 20 anni di carcere e dai 26mila ai 260mila euro.
La proposta di Radicali/+Europa, M5S, PD e Misto
Alla discussione sulla proposta della Lega, il 12 febbraio viene abbinata la proposta di legge a prima firma Riccardo Magi. Verte sugli stessi punti toccati dalla Lega, ma va in direzione esattamente contraria. Anche se il deposito della proposta è avvenuto mesi prima del deposito delle motivazione della storica sentenza delle Sezioni Unite Penali della Corte di Cassazione, è una fotocopia di quest’ultima. La differenza è che se diventasse legge, ogni giudice sul territorio nazionale vi si dovrebbe attenere.
Anche in questa proposta due soli articoli che possiamo così sintetizzare: non è punibile (né con pena carceraria né con sanzione amministrativa) chi, “anche senza autorizzazione, coltiva un numero limitato di piante di cannabis, idonee e finalizzate alla produzione di sostanze stupefacenti o psicotrope destinate a un uso esclusivamente personale“.
Da una parte quindi si aprirebbe alla possibilità di coltivare, dall’altra si riconoscerebbe una volta per tutte l’uso personale, quindi anche il reato di detenzione verrebbe meno. Non solo: dicendo che il fine è quello della produzione di sostanze stupefacenti o psicotrope, anche la lavorazione della cannabis non sarebbe più punibile. Tra gli esperti auditi in Commissione c’è stato poi chi – come l’Unione delle Camere Penali – ha evidenziato come, per la formulazione del testo, in realtà si farebbe anche un altro passo in avanti arrivando anche all’apertura della coltivazione associata.
L’iter parlamentare
Le due proposte di legge al momento sono all’inizio del proprio iter. La Commissione Giustizia della Camera sta sentendo gli esperti, ma in 8 mesi di audizioni al momento ci sono state solo 4 ore di dibattito. Aiutaci a sollecitare i parlamentari firmando l’appello qui sotto!
Membro di Giunta ALC. Dal 2013 coordina la campagna Eutanasia Legale e le proposte regionali Liberi Subito. Ha organizzato la raccolta firme per la proposta che ha portato alla legge 219/2017. Nel 2020 con una disobbedienza civile si è autodenunciato per coltivazione di cannabis per uso personale. Autore di “Testamento biologico e consenso informato“ e “Io Coltivo – Diario di una disobbedienza”.