Chi distrugge le nostre libertà

aborto farmacologico in regime ambulatoriale

Articolo di Filomena Gallo, Segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, per La Stampa

“I diritti della persona non sono solo quelli elencati dalla Costituzione, ma tutti quelli che emergeranno dalla coscienza sociale con carattere di analogia ai diritti fondamentali”. Con queste parole, Mario Morelli ha inaugurato ieri il suo mandato da neo presidente della Consulta, sottolineando come ci sia “una classe di diritti che dobbiamo far rispettare, che non nascono dall’alto ma sono richiesti dalla coscienza sociale”.

Ebbene, nella stessa giornata in cui ai vertici della Corte Costituzionale veniva ribadita la centralità dei diritti fondamentali dell’individuo, delle sue libertà civili e della autodeterminazione, la Regione Piemonte annunciava l’imminente approvazione di una delibera per ostacolare il ricorso all’aborto farmacologico, calpestando diritti affermati e cancellando battaglie decennali per la conquista di leggi che affermassero maggiori tutele per tutti.

Il procedimento in questione è in aperto contrasto con le direttive ministeriali recentemente annunciate dal Ministro della Salute Roberto Speranza, che dopo dieci lunghi anni, aveva finalmente rimesso al centro il diritto alla salute e la libertà di scelta di tante donne italiane, per troppo tempo perduto. Un grande passo avanti, nel pieno rispetto di una legge, la 194, che da quando è entrata in vigore, nel 1978, riconosce alla donna il diritto di poter ricorrere alla interruzione di gravidanza in una struttura pubblica. La questione sembrerebbe semplice, e per certi versi lo è: la legge c’è e va rispettata. La classe politica però sembra non rendersene conto, o peggio, sembra ignorarlo, convinta di avere il potere di “normare” le nostre esistenze, riportando il Paese indietro nel tempo di 50 anni e rischiando di far pagare un prezzo altissimo alle donne, alla loro salute e al loro corpo.

Ma questo non è possibile. Non si può permettere che vengano ignorati i principi fondanti della nostra democrazia, basata su regole precise e sul loro esercizio continuo per l’affermazione di diritti, che devono essere tutti esigibili in egual misura contemporaneamente.

Esiste una gerarchia delle fonti del diritto, che non può essere ignorata. La legge – e le decisioni ad essa connesse, come in questo caso, le disposizioni Ministeriali in materia di erogazione dell’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica e chirurgica – non possono essere modificate da una norma di rango inferiore. Un atto regionale non può annullare un atto di rango superiore. Una legge si cambia con un’altra legge. L’atto in questione preannunciato della regione Piemonte, infatti, sarà sicuramente impugnato dal Ministero della Salute e da chi ne avrà una lesione diretta e verrà facilmente annullato.

Con l’Associazione Luca Coscioni e con tutte le persone che si sono rivolte a noi, abbiamo ormai imparato a difenderci da questo tipo di politica, andando nei tribunali per dire no a cattive leggi e per difendere quelle buone percorrendo tutte le strade possibili, e continueremo a farlo per proteggere diritti e libertà inalienabili. È tempo però che questo diventi un obiettivo primario anche della nostra classe politica: affermare – e non indebolire – diritti fondamentali riconosciuti per legge.