Nonostante la sentenza del Processo Trentini si fa ancora troppo poca informazione
È un paradosso all’italiana: il diritto al suicidio assistito è legale, ma non si sa come procedere. I tempi e le procedure sono incerti, così il rischio di finire nuovamente in tribunale è alto.
L’Associazione Luca Coscioni torna in campo per chiedere al Parlamento la calendarizzazione della proposta di iniziativa popolare Eutanasia Legale. Lunedì 14 settembre, in mattinata, l’Associazione Luca Coscioni sarà a Montecitorio, mentre nel week end si svolgeranno iniziative a Milano, Bolzano, Verona, Vicenza, Pomezia e Bari.
In seguito alla sentenza della Corte costituzionale sul caso Cappato/Antoniani, è stato riconosciuto il diritto al suicidio medicalmente assistito attraverso il Sistema Sanitario Nazionale alle persone pienamente capaci di intendere e volere, affette da patologia irreversibile fonte di gravissime sofferenze e dipendenti da trattamenti sanitari salvavita. A fare chiarezza su cosa intendere per trattamenti sanitari salvavita è stato un altro tribunale. Con le motivazioni della sentenza sul caso Cappato/Welby/Trentini della Corte di Assise di Massa, sono state ricomprese tra i trattamenti salvavita anche le terapie farmacologiche e alcune tipologie di assistenza personale senza la quale la persona non potrebbe sopravvivere”.
Il suicidio medicalmente assistito è dunque un diritto riconosciuto in Italia, e disponibile attraverso un iter avviato presso l’ASL, ma, in assenza di una legge che stabilisca in modo preciso il dovere dello Stato di rispettare ed aiutare l’esercizio della libertà di scelta da parte dei malati, non c’è certezza sui tempi ed è forte il rischio di finire comunque alla via giudiziaria. Così il diritto non viene né goduto, né garantito.
“Lo Stato ha il dovere di garantire tale diritto perché la sentenza della Consulta stabilisce che sia il Servizio sanitario nazionale a governare l’iter e la sua piena applicazione – dichiara Filomena Gallo, Segretario Nazionale Associazione Luca Coscioni -. I tempi di risposta della Pubblica Amministrazione, da prassi, sono di 30 giorni, ma stiamo verificando legalmente tutte le vie di interpretazione di tali termini in virtù dell’urgenza richiesta.
Secondo l’iter attualmente previsto la persona malata si può rivolgere alla ASL – direttamente o tramite il medico curante – per la verifica della presenza dei quattro requisiti indispensabili, previsti dalla sentenza Costituzionale 242/19. Occorrerà dunque accertare, da un punto di vista medico, la presenza di: patologia irreversibile, grave sofferenza fisica o psicologica, dipendenza da trattamenti di sostegno vitale e capacità di prendere decisioni libere e consapevoli. Occorrerà quindi appurare che la volontà dell’interessato sia stata manifestata in modo chiaro e univoco, compatibilmente con quanto consentito dalle sue condizioni, che il paziente sia stato adeguatamente informato sia sulle sue condizioni, sia sulle possibili soluzioni alternative, come l’accesso alle cure palliative ed, eventualmente, alla sedazione profonda continua (L.219/17).
Al completamento di questa procedura, il fascicolo sarà inviato al comitato etico, soggetto terzo, che ha il compito di verificare la conformità del caso con la procedura prevista dalla sentenza della Corte.
Al momento regna però l’incertezza su ruoli e singole responsabilità e competenze, dettagli non specificati dalla Corte Costituzionale, ma che attengono al funzionamento delle erogazioni di prestazioni sanitarie come anche l’erogazione di farmaco letale per porre fine alle proprie sofferenze”
“È un corto circuito che al momento sta disorientando gli italiani che, numerosi, si rivolgono all’Associazione Luca Coscioni in cerca di aiuto e informazioni – dichiara Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni -. Siamo di fronte a una situazione paradossale, una scena “all’italiana”, dove il Parlamento, del quale in questi giorni tutti invocano la centralità, in 7 anni non ha mai discusso la relativa proposta di legge, nemmeno un minuto, né lo ha fatto in particolare negli ultimi 2 anni, dopo la richiesta formale avanzata dalla Corte Costituzionale.
Oltre ai circa 140.000 cittadini che hanno firmato la proposta di legge “Eutanasia Legale”, più del 90% degli italiani (sondaggio SWG) chiedono di sbrogliare questa matassa e definire regole certe garantendo l’aiuto a morire anche per chi non dipende da trattamenti sanitari. Tutto tace però, e i capi dei partiti – da Salvini a Zingaretti, da Crimi a Meloni – continuano ad imporre l’inerzia ai Gruppi parlamentari.
Intanto, dal 2015, sono oltre 1000 le persone che si sono rivolte a Marco Cappato, Mina Welby e Gustavo Fraticelli per chiedere di essere aiutate a morire. Ad essi si aggiungono decine di migliaia di persone che hanno contattato l’Associazione Luca Coscioni all’indirizzo info@associazionelucacoscioni.it a CitBot (l’intelligenza artificiale sviluppata insieme a Revevol Italia in grado di rispondere ai quesiti su questo tema e su altre libertà civili) per avere informazioni sul proprio fine vita volontario.
Per rilanciare la necessità del dibattito parlamentare e al rispetto dei richiami della Consulta, sabato 12, domenica 13 e lunedì 14 settembre Associazione Luca Coscioni conferma la mobilitazione per ripartire con la raccolta delle firme, che coinvolgerà le città di Roma, Milano, Vicenza, Verona, Bari e Pomezia.
A Roma, Lunedì 14 settembre dalle 10 alle 13, a sette anni dal deposito della legge popolare, è prevista in Piazza Montecitorio una manifestazione e l’avvio di un presidio nonviolento quotidiano per richiamare il Parlamento alle proprie responsabilità.
L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.