Relazione di Filomena Gallo al Consiglio generale del 4 settembre 2020

Filomena Gallo

Buon pomeriggio e benvenuti al Consiglio Generale dell’Associazione Luca Coscioni.

Abbiamo circa 22 persone collegate e 35 presenti. Inizio subito con i ringraziamenti, in primis a Sandro Gallitu, responsabile di Cgil Nuovi Diritti, per l’aiuto anche questa volta e Sandro, ti chiedo anche di intervenire a questa nostra riunione di Consiglio Generale; alla CGIL Nazionale per aver rinnovato la generosa disponibilità  a ospitarci per queste nostre riunioni e a Radio Radicale per seguirci in diretta e differita.

Come avrete notato per la prima volta da quando esistiamo abbiamo deciso di chiudere la sede, per buona parte del mese d’agosto, anche se comunque abbiamo cercato di garantire una presenza sui vari canali social e, nei limiti del dibattito pubblico, anche sulla stampa tradizionale. È stata una decisione che, con Marco Cappato,  abbiamo preso anche grazie al pieno di attività che ci ha caratterizzato nei mesi del lockdown e immediatamente dopo.

Non ripercorrerò oggi quanto fatto da marzo, ne abbiamo già parlato nei due Consigli Generali che abbiamo organizzato da allora, ma ci tengo a sottolineare che l’Associazione Luca Coscioni, grazie a chi ci lavora quotidianamente, ma anche grazie a tutti i suoi dirigenti, individualmente o collettivamente intesi, si è adeguata molto velocemente alle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria senza per questo adagiarsi sull’impossibilità di essere presente là dove lo è sempre stata: nel dibattito pubblico e nella promozione di iniziative politiche perseguibili anche fuori dai Palazzi della politica. Non si tratta di farci i complimenti o di una sorta di  “training autogeno”: si tratta di ricordarci cosa siamo riusciti comunque a suscitare e cosa abbiamo iniziato ad ipotizzare per il futuro, senza perdere di vista il mandato su temi che devono entrare non occasionalmente nell’agenda politica. 

Siamo ad una riunione del Consiglio Generale e non occorre che ripercorra qui a noi tutti i temi che trattiamo e le modalità per l’affermazione di diritti fondamentali che sono libertà fondamentali. Al rapporto tra scienza e politica, trasparenza e condivisione dei dati, un mandato che dal 2002 è costante e anche rinnovato in virtù dei mutamenti  dei nostri tempi. Per tale motivo dovremo anche discutere delle misure urgenti da proporre per evitare che le enormi risorse pubbliche anti-crisi vadano sprecate in misure clientelari, rilanciando invece un modello di sviluppo economico e civile fondato sulla conoscenza e sulla libertà.

Con Marcello Crivellini e Fabrizio Starace abbiamo iniziato a redigere atti di proposta fattive realizzabili sul SSN ma ne parleranno durante i loro interventi.

E l’iniziativa nonviolenta di Maurizio Bolognetti per i diritti delle persone con disabilità che è giunta al 14 agosto fino al 39°giorno di sciopero della fame. Ringrazio veramente tanto Maurizio, e anche dopo aver interrotto lo sciopero, sottolineo che l’iniziativa politica continua: sulle pagine del sito dell’Associazione Luca Coscioni potete leggere tutti gli aggiornamenti, dalle firme raccolte alla lettera promossa da Maurizio con tantissime persone di varia provenienza e interesse alle azioni giudiziarie che stiamo perfezionando con alcuni componenti del Comitato dei Giuristi.

Lo scorso Consiglio Generale si è tenuto il 17 luglio e il 27 luglio a Massa presso la Corte di Assise si è tenuta l’udienza di discussione del processo a carico di Wilhelmine Schett (Mina Welby) e Marco Cappato, imputati per i reati di cui all’art. 580 cp di istigazione e aiuto al suicidio. Con il collegio legale di difesa e studio che ho coordinato per la parte di strategia legale di difesa e di cui faccio parte insieme ai  colleghi Francesco Di Paola, Gian Domenico Caiazza, Massimo Rossi, Irene Pellizzone, Rocco Berardo e Maria Grazia Menozzi, abbiamo effettuato una discussione che ha posto all’attenzione dei Giudici togati, dei Giudici popolari, la persona di Davide Trentini e la sua condizione che ha determinato scelte precise. 

Una persona che ha concluso i suoi giorni dicendo “mi sembra di essere in vacanza, finalmente, basta dolore”. Stiamo parlando di una persona che non era in abbandono terapeutico o affettivo. Un malato affetta da una  malattia irreversibile, con gravi sofferenze che i farmaci a lui prescritti non riuscivano a rendere sopportabili. Una persona che aveva bisogno di manovre manuali,per svuotare il proprio intestino e defecare. Qui dentro molti di voi per l’amore con cui hanno assistito o assistono i propri cari in situazioni simili sanno perfettamente cosa significhi. In assenza di tale assistenza le conseguenze per un malato sono drammatiche, dolorosissime, letali. 

Il pubblico Ministero aveva chiesto la condanna degli imputati evidenziando anche questioni non attinenti al processoEra intervenuto sottolineando che  il suicidio dei non cittadini sia possibile solo in Svizzera – aspetto che non rilevava ai fini della questione, trattandosi di aspetto legato allo status attribuito alla cittadinanza e non c’entra nulla col riconoscimenti della libertà di porre fine alla propria vita. Il Pubblico Ministero ha anche voluto insinuare il dubbio sul decorso della sclerosi multipla, che come da letteratura scientifica e come evidenziato dal dr. Mario Riccio, è invece una  malattia irreversibile che, non solo diminuisce le aspettative di vita, ma conduce alla morte, con una progressione variabile caso per caso in modo più o meno aggressivo. Il PM ha messo in dubbio anche la volontà di Davide Trentini.  Il dolore lo attanagliava, ma ha scelto lui con autonomia di liberarsi da una prigione, la sua malattia, senza fine. Ma durante il processo è stato dimostrato che la sua decisione è stata ripetuta e confermata nel tempo.

Se inteso come posto dal Pubblico Ministero, il requisito della capacità di scegliere non ci sarebbe mai, perchè sarebbe annullato dal requisito delle gravi sofferenze. Ma la volontà di Davide era autonoma e consapevole, e dunque LIBERA. Tutto ciò è stato provato senza vizio alcuno che potesse sollevare dubbi.

Con i colleghi abbiamo chiesto che gli imputati fossero assolti perché il fatto non costituisce reato e non sussiste per altra parte. Ma in assenza della possibilità di addivenire ad una assoluzione in ultimo è stata prospettata la questione di illegittimità costituzionale con rinvio alla Corte Costituzionale per la sola parte di definizione dei trattamenti di sostegno vitale da intendersi in senso scientifico corretto.

E la Corte ha accolto le nostre richieste. Marco e Mina non sono stati condannati perché il fatto – atto – reato di istigazione al suicidio non sussiste: non hanno contribuito alla formazione della decisione di Davide. Marco e Mina non sono stati condannati perchè l’aiuto al suicidio fornito a Davide nel 2017, pur in assenza di una legge sulle DAT, della sentenza della Corte Cost. del 2019, è stato un aiuto che rientra nelle condizioni previste dalla Corte Costituzionale affinchè non sia reato. Pertanto solo in quelle condizioni non è reato, non è punibile. Tra pochi giorni potremo finalmente leggere le motivazioni della sentenza del Tribunale d’Assise di Massa.

A fronte di questa ennesima decisione di un tribunale relativa al perimetro della libertà di scelte individuali, dal Parlamento si son levati commenti di ogni tipo, in particolare dichiarazioni di soddisfazione – e anche molti abbracci virtuali – che avrebbe potuto lasciar intravedere un progredire dell’iter legislativo relativo alla legge che rispetti tutte le scelte di  fine vita, incardinando finalmente anche la nostra proposta di legge d’iniziativa popolare del 2013 depositata alla Camera dei Deputati sulla legalizzazione dell’eutanasia. 

E invece, tanto a luglio quanto l’altro giorno, i capigruppo alla Camera hanno deciso, per l’ennesima volta, di non iscrivere all’ordine del giorno della ripresa dei lavori la nostra legge sull’eutanasia. 

Sicuramente ci sono argomenti tecnici che hanno suggerito il rinvio e, altrettanto sicuramente, non mancano questioni il cui esame è necessario e urgente, ma trattandosi di scelte adottate da rappresentanti del popolo con un mandato politico, anteporre sistematicamente ragioni tecniche o formali, o tattico-strategiche, alla presa di decisioni che possano garantire il diritto a scelte libere e consapevoli rappresenta la vera anti-politica e svilisce la tanto ricordata centralità del Parlamento

Abbiamo quindi deciso di lanciare una mobilitazione dal 12 al 14 settembre, per marcare il settimo anniversario della presentazione alla Camera della proposta di legge d’iniziativa popolare “Eutanasia Legale”, e per ricordare a Deputati e Senatori che la nostra Costituzione – quella più bella del mondo – prevede che anche il popolo possa farsi legislatore. 

In tutti questi anni abbiamo superato le 150mila firme a sostegno di quella proposta di legge, in buona parte ancora valida, senza che nessuno si preoccupasse di farsi carico di rispettare la Costituzione né la volontà formalmente espressa di cittadini. Abbiamo rappresentato la difesa della Costituzione anche nella parte che riguarda l’iniziativa popolare al Presidente della Repubblica Mattarella, che ha dato mandato al ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme, Federico D’Incà, di seguire. Il Ministro ha inviato una comunicazione  che fa pressione ai presidenti delle Camere.

Tra l’altro, e ce lo ricordava uno studio dell’Eurispes di qualche settimana fa, l’eutanasia si attesta tra le questioni maggiormente popolari in Italia. Batte addirittura il taglio dei Parlamentari in quanto a numeri! 

Eppure Governo e Parlamento continuano a non assumersi la responsabilità di adottare norme chiare per tutelare quel diritto a scegliere. Non se le assumono davanti ai cittadini né davanti alla Corte Costituzionale alla quale  non manca occasione, formale o informale, di ricordare che non è lei a dover fare le leggi, ma il legislatore.

Siamo certi che tra 10 giorni, iscritti, militanti simpatizzanti presenti alla mobilitazione pur nelle difficoltà delle norme anti-Covid, riusciranno ancora una volta a dare corpo alle loro speranze riformatrici.

Questo Consiglio Generale dovrà anche dare un via libera di massima alle modalità di organizzazione del nostro prossimo congressoCome ci eravamo detti a luglio abbiamo confermato la sua tenuta nella date ipotizzate in primavera ponendoci il problema di individuare un luogo che potesse garantire comunque la presenza fisica di un centinaio di persone e la partecipazione da remoto di quante più persone possibile prevedendo la possibilità di un voto online. 

Nessuna delle strutture contattate fino a ieri ci ha potuto garantire una presenza di persona di oltre 50 persone, anche perché nessuno può prevedere oggi quale sarà la diffusione del virus tra un mese. Settimana prossima abbiamo un altro paio di opzioni e poi decideremo.

Tra poco vi invieremo due documenti relativi al Congresso: un nuovo regolamento e un ordine dei lavori ad esso collegato. Saranno poi dettagliati da Rocco Berardo. Il problema che ci siamo posti era come cogliere la virtualità della riunione per adottare una modalità di votazione online per tutti i partecipanti al Congresso iscritti all’Associazione Luca Coscioni. Grazie alla tecnologia certificata della società Eligo abbiamo cercato di garantire rispetto delle norme statutarie e di legge.

Un Congresso prevalentemente online necessita di più momenti preparatori di approfondimento tematico, quelle che noi solitamente chiamiamo “commissioni”, che si svolgeranno in forma di webinar aperti nelle due settimane che precedono le sessioni plenarie del 10 e 11 ottobre, sperando di riuscire, insieme a Science for Democracy, di avere un incontro internazionale. Il dibattito che speriamo di suscitare da qui al Congresso verterà attorno al “Diritto a godere dei benefici della scienza e delle sue applicazioni”. 

Un tema che, come abbiamo avuto modo di sperimentare direttamente, interessa la nostra vita quotidiana. Dovunque si viva.

Inizieremo il 25 settembre, con un Consiglio Generale e poi le relazioni introduttive degli organi e interventi istituzionali e di invitati, avremo sei o sette approfondimenti tematici per poi riconvocarci in plenaria – e se possibile anche fisicamente – il 10 e l’11 ottobre per il dibattito generale, il voto sui documenti e l’elezione degli organi.

Per facilitare e favorire la partecipazioni di tutti, abbiamo anche deciso di presentare una prima bozza di mozione generale il 25 in fase di apertura per raccogliere commenti, suggerimenti e integrazioni in modo da arrivare alla vigilia del suo deposito con un documento che sia stato studiato e condiviso da quante più persone possibili. 

Non facciamo questo perché vogliamo passare all’unanimismo ma perché siamo consci che preparare emendamenti alla mozione generale o raccomandazioni possa essere meno agevole che durante i congressi di persona.

Il nuovo regolamento e l’ordine dei lavori che vi inviamo oggi verranno adottati il 25. 

Anche qui vale l’invito a contribuire tenendo presente quali sono le esigenze di un’assemblea deliberativa che per la prima volta, non solo vota online, ma che discute di documenti che solitamente vengono affrontati di persona.

La mia relazione introduttiva potrebbe finire qui, sicuramente i vari interventi sulle varie campagne e azioni la complementeranno, ma mi pare importante condividere con voi l’avvio di una nuova iniziativa internazionale che l’Associazione Luca Coscioni  ha avviato assieme all’avv. Nicolò Paoletti e Pierpaolo Cavazzino e del prof. Hernan Vargas e due organizzazioni colombiane:

Centro de Alternativas al Desarrollo, CEALDES (Colombia), la Commissione Inter-ecclesiastica per la Giustizia e la Pace, J&P (Colombia).

Un’azione relativa ai popoli indigeni della Colombia e alla loro  condizione di vittime di scelte che ne mettono in pericolo la vita e l’ambiente circostante. Abbiamo avviato un lavoro, di cui parleremo più approfonditamente il 25, che di nuovo ci potrebbe portare davanti alla Corte interamericana dei diritti umani.  

Buon Consiglio Generale e un saluto particolare ad una Consigliera che per sintomi virus Covid -19 non è con noi ma in isolamento fiduciario in attesa di tampone.