Resoconto della sesta sessione di Coronavirus, Scienza e Diritti

“Tra i 21 criteri emanati dal Governo per la cosiddetta Fase 2 c’è l’obbligo per le Regioni di garantire i tamponi entro 3 giorni dai sintomi. Al momento, però, poche Regioni possono farlo, ma si va avanti comunque”. Così Enrico Bucci, PhD Adjunct Professor in Systems Biology Sbarro Health Research Organization della Temple University, ha dato il via al dibattito sulle modalità della “riapertura” durante il sesto incontro online del ciclo “Coronavirus, Scienza e Diritti” promosso dalla Associazione Luca Coscioni e condotto da Filomena Gallo, Marco Cappato, Marco Perduca e il professor Michele De Luca.

Al centro di questo dibattito, pubblico e interattivo, c’è stato, infatti, il nodo cruciale della “ripartenza” con un focus particolare sul tema “discriminazioni”. Ora che le misure di lockdown sono state allentate, occorre fare tutto il possibile per evitare errori, sul sistema sanitario, sui test, sulla comunicazione, sulla cooperazione internazionale e sulla tutela delle categorie più fragili e a rischio. 

L’Associazione Luca Coscioni è particolarmente attiva, dall’inizio della pandemia, sia attraverso la promozione dell’informazione e della conoscenza, sia con azioni politiche, sotto forma di proposte di governo per l’oggi e di riforme strutturali per il domani. Per questo, facendo tesoro del lavoro fatto da marzo attraverso questo ciclo di incontri con esperti, scienziati, giuristi e professionisti dell’informazione, il Consiglio generale ha rilanciato in vista della riapertura, le seguenti proposte a tutela del diritto alla salute, alla scienza e alla democrazia. 


— A che punto è la scienza —

Nel fare il punto sul raccordo tra scienza e politica all’alba della fase due, Enrico Bucci ha evidenziato “il distacco tra ciò che si dovrebbe fare e ciò che si può fare ora nella realtà”.

Dalla impossibilità di garantire i tamponi entro tre giorni per alcune Regioni a quella di controllare il numero obbligatori di “addetti al tracciamento” previsti a livello territoriale, Bucci ha poi toccato il tema del vaccino, avvertendo che dovremo convivere col virus anche dopo che questo sarà stato trovato. Passerà, infatti, un lasso di tempo considerevole fino a quando non sarà reso disponibile per tutti su scala globale. Per questo, fino a quel momento, “tracciamento, test e misure di contenimento saranno fondamentali”.

Si è parlato tanto di “patente di immunità”: capire esattamente il livello e la durata della protezione al virus dato dagli anticorpi e quindi il livello di contagiosità di un paziente considerato negativo è centrale in questa nuova fase. Su questo, Ruggero De Maria, direttore di patologia generale all’Università Cattolica di Roma, ha illustrato lo studio che insieme al suo team sta portando avanti, proprio per monitorare livelli di protezione e tipologia di anticorpi e capire quanto siano protettivi.


— No alle discriminazioni —

Donne, lavoro, disabilità, anziani, bambini, migranti, povertà. Come hanno sottolineato Filomena Gallo, Segretario Nazionale dell’Associazione Coscioni, e il co-presidente Marco Gentili, sono tante le situazioni di emergenza che la pandemia ha reso ancora più gravi e odiose. “Sono venuti al pettine nodi precedenti che l’emergenza ha enfatizzato rendendoli più”, per dirla con le parole di Sandro Gallittu, responsabile ufficio Nuovi Diritti Cgil.

Discriminazioni reali, che non sono state affrontate nel tempo e a cui ora non basta dedicare giornate occasionali per ricordarle. Occorrono bensì politiche concrete, mirate ad eliminarle definitivamente. 

“Fino ad ora non si è tenuto conto che le misure emergenziali stanno avendo un impatto fortissimo su categorie già fragili e discriminate, dalle donne alle persone con disabilità”, ha fatto notare Marilisa D’Amico, professoressa di diritto costituzionale presso l’Università degli Studi di Milano. 


— Donne al tempo del Covid-19 —

Yasmine Ergas, giurista, sociologa e direttrice della specializzazione in Gender & Public Policy della Columbia University di New York, ha quindi spiegato in che modo tutte le politiche sociali messe in atto durante il lockdown (dalla chiusura delle scuole, a quella dei centri di assistenza per anziani, allo smart working) abbiano contribuito a generare un sovraccarico di lavoro domestico già in precedenza gravante per la maggior parte sulle spalle femminili. Senza contare che l’impossibilità di uscire dallo spazio domestico ha provocato un notevole aumento della violenza contro le donne.

Un altro fronte riguarda la salute riproduttiva femminile, come ha sottolineato Filomena Gallo. In primis, a essere stato messo in discussione dal coronavirus è il diritto all’aborto, un percorso ad ostacoli già in condizioni normali. Le cose non migliorano se ci spostiamo sul versante della procreazione medicalmente assistita, le cui attività sono state sospese e per le quali si rende doverosa l’estensione di almeno un anno del limite di età per l’accesso alle tecniche, come richiesto dall’Associazione Coscioni in un appello alle Istituzioni. 

Al centro della cronaca delle ultime settimane c’è stato anche un altro tipo di discriminazione: lo scarso coinvolgimento delle donne nelle task force governative. “Una vera e propria umiliazione delle competenze tecnico-scientifiche al femminile”, ha commentato Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Coscioni.

Su questo tema è intervenuta anche la giornalista Milena Gabanelli, che ha espresso la necessità di un cambiamento radicale di mentalità: “La scarsa presenza delle donne nelle task force è lo specchio di quello che avviene, che è avvenuto prima e che avverrà dopo. Quando la società recluta i suoi vertici non lo fa in base a criteri meritocratici, ma sceglie i più attivi nelle cosiddette ‘attività di corridoio’. Così facendo, escludendo chi produce risultati si ottiene una classe dirigente di bassa qualità, costruita non su capacità dimostrate”. 

E’ d’accordo Mariapia Abbracchio, farmacologa e prorettore vicario con delega alla Ricerca presso l’Università Statale di Milano, che intravede ancora dei fastidiosi retaggi sociali e culturali per cui l’accesso a ruoli di prestigio per le donne è ancora complicato: “Su settanta università italiane, le rettrici donne sono solo 5 o 6. Per non parlare del settore mediatico, dove solo nel 18% dei casi, quando si chiede parere tecnico scientifico, ci si rivolge ad una donna”. 


— Eu can do it! —

A fare il punto sulle attività a livello europeo promosse dall’Associazione Coscioni, è intervenuta Virginia Fiume, coordinatrice di Eumans, il movimento paneuropeo fondato da Marco Cappato.

La petizione “Eu can do it” promossa da Eumans per chiedere all’Europa una risposta comune alla emergenza sanitaria e prepararsi alle sfide future è stata discussa nei giorni scorsi nella commissione Petizioni dell’Europarlamento e come annunciato al termine della discussione dalla presidente della commissione Petizioni, Dolors Montserrat, “resterà aperta” e verrà trasmessa per un parere alla commissione Affari costituzionali (Afco) e alla Conferenza sul futuro dell’Europa.

La petizione, che propone anche il rilancio della Conferenza del futuro dell’Europa, ha già superato le 7mila firme. “Grazie alla spinta di comuni cittadini europei e di tanti Sindaci, il Parlamento Europeo ha ora la concreta possibilità di avviare un percorso che potrà portarla a farsi carico di questioni globali e strategiche per affrontare la ripartenza dalla crisi”, ha commentato Marco Cappato. 

Secondo l’eurodeputato Brando Benifei, “Eu can do it” rappresenta una “spinta utilissima per portare al centro del dibattito europeo la questione delle competenze sanitarie comuni per gestire insieme emergenze”.