La rivoluzione rosa che parte dalla politica

Primo piano di Filomena Gallo

Nella festa internazionale della donna – momento ricorrente di riflessione sulle conquiste politiche, sociali ed economiche del genere femminile – un nuovo rapporto delle Nazioni Unite ha lanciato un forte messaggio al mondo intero: siamo ancora lontani dalla parità di genere.

Lo studio, con dati da 75 Paesi, per una copertura di oltre l’80% della popolazione mondiale, rileva che sono ancora molte, e profonde, le “lacune di potere” tra uomini e donne e che i progressi fatti verso una uguaglianza di genere, frutto di tante battaglie storiche, stanno vacillando. Sfide come quella del cambiamento climatico, i conflitti, le disuguaglianze e l’ascesa allarmante di politiche di esclusione rappresentano una reale minaccia al raggiungimento di una concreta parità nel prossimo futuro.

Da qui, l’appello del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) a governi e istituzioni di tutto il mondo per l’attuazione di politiche che cambino queste pratiche discriminatorie attraverso l’educazione e la sensibilizzazione. Un invito all’azione che arriva anche in coincidenza del 25esimo anniversario della “Piattaforma di Pechino”, l’agenda più visionaria sull’emancipazione femminile fino ad oggi, che, però, non sarà mai realizzata se alle donne e alle ragazze più escluse non verranno riconosciuti diritti e priorità fondamentali. 

Cruciale risulta, perciò, un impegno – costante e congiunto – affinché si mettano in atto politiche adeguate che costituiscano la base per una “parità complementare” di ruoli tra uomo e donna. 

Uno dei settori in cui il paradosso della diversità di genere appare più evidente è quello della Scienza, della tecnologia e dell’innovazione. Un’indagine di OpenStartup Italia di fine 2019 ha evidenziato come solo 12 donne su 1000 si laureano in discipline dell’ambito STEM, nonostante raggiungano votazioni più alte in sede di laurea e con maggiore velocità. Ma se, come evidenziano le statistiche, le donne sono un valore aggiunto per la Scienza, allora perché questa rivoluzione rosa è costantemente disattesa e rimandata?

Il VI Congresso Mondiale per la libertà di ricerca scientifica organizzato dall’Associazione Luca Coscioni con Science for Democracy e promosso con  la Commissione dell’Unione africana ha provato a rispondere anche a questa domanda, attraverso la figura e il ruolo della Professoressa Sarah Mbi Enow Anyang Agbor, Commissaria per la Scienza e la Tecnologia, simbolo per eccellenza di come la spinta verso una piena parità di genere possa partire proprio da uno di quei campi ritenuti da sempre appannaggio solo del mondo maschile.

Nel testo della Raccomandazione finale del Congresso, è stato inserito espressamente anche che:

I Partecipanti ritengono che la parità di genere nella Scienza, Tecnologia e Innovazione (STI) sia cruciale e urgente. A questo fine, i Partecipanti si appellano per un monitoraggio del progresso in termini di parità di genere e una pari partecipazione ai campi STI. Azioni volte a supportare gli sforzi nella promozione della diversità di genere nelle STI dovrebbero essere prioritarie in tutti i Paesi.

Un’inversione di tendenza è, dunque, indispensabile e le politiche nazionali e internazionali sono chiamate a giocarvi un ruolo fondamentale, per riconfermare che “i diritti delle donne sono diritti umani”.

Il post è comparso come editoriale anche sul Manifesto di domenica 8 marzo 2020. Qui l’articolo.