No alle pena di morte! Le esecuzioni per reati di droga.

La pena di morte per reati di droga è una chiara violazione dei diritti umani internazionali. Numerose autorità internazionali e giuristi hanno riaffermato questo punto, incluso il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite nel 2018.

Da quando Harm Reduction International, che ha da poco pubblicato un lungo rapporto, ha cominciato a monitorare l’uso di questa pratica disgustosa nel 2007, l’implementazione annua della pena di morte per reati di droga ha fluttuato marcatamente. Oltre 4,000 persone sono state giustiziate per questi reati tra il 2008 e il 2018, con le esecuzioni che hanno raggiunto un picco di oltre 750 nel 2015 (escludendo Cina e Vietnam, dove questi numeri sono un segreto di stato).

Significativamente, nel 2018 queste cifre mostrano un trend in discesa, con meno di 100 esecuzioni note nel mondo. Mentre le esecuzioni diminuiscono, migliaia di persone rimangono nel braccio della morte per reati di droga. Alcune di queste persone sono ai livelli più bassi del commercio di droga, socio-economicamente vulnerabili, sono processate senza sicurezza giuridica e/o senza rappresentanza legale adeguata. In breve, sembra che la pena di morte per reati di droga sia riservata principalmente a chi è maggiormente marginalizzato nella società.

Altri avvenimenti nel 2018 mostrano come per ogni passo in avanti, ci sia una contro-narrativa regressiva. In Bangladesh e in Sri Lanka, la retorica populista contro il “pericolo” della “minaccia delle droghe” ha visto i leader spingere per l’espansione o la re-implementazione della pena di morte, mentre i governi delle Filippine e degli Stati Uniti (fra gli altri) hanno indicato la pena capitale come strumento essenziale per far fronte al traffico di droga o emergenze di salute pubblica.

Non ci sono prove che la pena di morte sia un deterrente efficace al traffico di droghe – in realtà, secondo le stime disponibili, i mercati delle droghe continuano a prosperare ovunque nel mondo, malgrado le leggi sulle droghe in quasi tutti i paesi siano fondate su un approccio punitivo.

A Dicembre 2018, un record di 120 paesi a votato a favore della Risoluzione su una moratoria sull’utilizzo della pena di morte alla 73esima Sessione dell’Assemblea Generale dell’ONU, e dal 2008 il numero di paesi abolizionisti è aumentato da 92 a 106 nel 2017. Questo è un trend positivo, ma se contrapposto ad una retorica infiammata, il progresso è quantomeno fragile. I governi devono basare le loro leggi sulle droghe sui diritti, la dignità e i fatti, e liberarsi della pena di morte una volta per tutte.

 ➡  La pena di morte per reati di droga nel 2018: un’istantanea

I reati di droga sono punibili con la morte in almeno 35 paesi e territori nel mondo

  • Il numero totale di esecuzioni confermate per reati di droga (escludendo la Cina, includendo i dati molto limitati del Vietnam) tra il 2008 e il 2018 è di 4,366 (3,975 solo in Iran)
  • Solo quattro di questi paesi hanno giustiziato persone per reati di droga nel 2018 (Cina, Iran, Singapore e Arabia Saudita). È probabile che il Vietnam abbia eseguito esecuzioni legate alla droga, ma per via del segreto di stato non è possibile confermarlo
  • Almeno 91 persone sono state giustiziate per reati di droga nel 2018 (escludendo Cina e Vietnam)
  • Ciò rappresenta una diminuzione del 68.5% rispetto al 2017, un calo dovuto principalmente agli sviluppi in Iran, dove le esecuzioni per reati di droga sono diminuite del 90% (dalle 221 del 2017 alle 23 del 2018)
  • Oltre 7,000 persone nel mondo sono attualmente nel braccio della morte per reati di droga
  • Almeno 13 paesi hanno condannato a morte un minimo di 149 persone per reati di droga non violenti nel 2018. Una proporzione significativa dei condannati è composta da cittadini stranieri