“Galeotto fu quel tombino…” Nino Cutro racconta le inchieste sull’Eni di Maurizio Bolognetti

Galeotto fu quel tombino…

La Regione Basilicata chiede un risarcimento all’Eni per i danni ambientali e di immagine

di Nino Cutro

Riavvolgiamo la moviola e facciamo qualche fermo immagine.  Gennaio 2017.  Un operaio dell’Argaip che gestisce l’impianto di potabilizzazione dell’area industriale di Viggiano, scopre che da un tombino fuoriesce greggio. Avvisa l’azienda. Avvisa l’Eni ma non i carabinieri. Lo farà successivamente quando l’Eni dichiara, mentendo, che il liquido non proveniva dall’impianto.

Eppure – torniamo indietro con la moviola – quel “rompiscatole” (in maniera affettuosa) di Maurizio Bolognetti, già due anni prima aveva subdorato, non certo per il puzzo proveniente dall’impianto, che qualcosa non andava. Che da qualche serbatoio non a norma fuoriusciva greggio. Provò a documentarlo, ma appena si avvicinò al Cova un carabiniere lo minacciò, impedendogli di fare le riprese. Accadde – altro fermo immagine – che “stranamente” la fondina nella quale il militare dell’Arma aveva la pistola si slacciò!

“Stavo semplicemente facendo il mio lavoro di giornalista fuori dal Centro Oli di Viaggiano – racconta lo stesso Bolognetti – quando sono stato fermato da una pattuglia dei carabinieri che prima ha voluto identificarmi e poi ha insistentemente ripetuto ‘Sta filmando? È importante che lei non filmi’. Improvvisamente il maresciallo si è slacciato la fondina. Ma la cosa più incredibile, davanti alla mia richiesta di spiegazioni, è stato il tono della risposta: ‘si è aperta da sola’, mi ha detto. Un atteggiamento che mi aspetterei da altri soggetti, non certo da un esponente delle forze dell’ordine”, conclude Bolognetti.

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